Giuseppe scrive:
D: Sono alla ricerca di un software e delle norme per il dimensionamento dell'impianto di ventilazione di una galleria autostradale.
R: le informazioni che le possono servire sono disponibili nel libro
“Tecnica della ventilazione - Manuale di aeraulica”
di B.B. Daly
Ed. Fläkt Woods S.p.A.
Via Pacinotti, 28 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)
Il libro è ordinabile on line.
Non sono a conoscenza di software specifici per il dimensionamento di questo tipo di impianti.
martedì 20 marzo 2007
Le scariche elettrostatiche negli ambienti
Stefano scrive:
D: Ho un problema molto serio di scariche elettrostatiche in una palazzina per uffici: la costruzione è nuova e per le finiture degli interni sono stati impiegati materiali sintetici in abbondanza. A questo si aggiunga che i pavimenti sono isolati rispetto a terra.
In sostanza succede spessissimo che toccando oggetti, in particolare metallici (per esempio le maniglie delle porte), scocca una scarica elettrica provocando molto fastidio.
In definitiva si pensava di provare un qualche dispositivo in grado di ridurre le cariche statiche.
R: Generalmente, in questi casi è necessario sostituire il pavimento con appositi materiali dissipativi (ad es. mattonelle in materiale plastico conduttivo, pietra naturale, cotto, marmo ecc.). Dato che raramente il proprietario può, o vuole, adottare questa soluzione, non rimane che il controllo della umidità relativa. Sicuramente, si sarà verificato che il fenomeno peggiora nelle giornate ventose di bel tempo, mentre si attenua o scompare nelle giornate di pioggia: allo stesso modo, attraverso degli umidificatori, ambientali o da canalizzazione, sarà necessario mantenere un valore di umidità relativa > 60% per vedere scomparire del tutto o quasi le fastidiose scariche elettriche.
In alcuni casi “disperati”, ho risolto il problema installando degli “scaricatori”, cioè degli elementi metallici (pomoli, corrimano) connessi all’impianto di terra tramite dei resistori di elevato valore (> 20 Mohm). Tali scaricatori dovranno essere toccati dagli occupanti prima di qualunque altro oggetto metallico: toccandoli, la scintilla scoccherà lo stesso, ma la corrente di scarica sarà così ridotta che la persona nemmeno se ne accorgerà; però, in questo modo, la carica accumulata per effetto triboelettrico scomparirà totalmente. Se il problema riguarda principalmente le maniglie delle porte, sarà sufficiente trasformarle in scaricatori collegandole a terra tramite una resistenza ad alto valore ohmico, come già accennato. Un’altra possibilità è quella di adottare dei tappetini conduttivi, connessi a terra, in prossimità delle porte.
D: Ho un problema molto serio di scariche elettrostatiche in una palazzina per uffici: la costruzione è nuova e per le finiture degli interni sono stati impiegati materiali sintetici in abbondanza. A questo si aggiunga che i pavimenti sono isolati rispetto a terra.
In sostanza succede spessissimo che toccando oggetti, in particolare metallici (per esempio le maniglie delle porte), scocca una scarica elettrica provocando molto fastidio.
In definitiva si pensava di provare un qualche dispositivo in grado di ridurre le cariche statiche.
R: Generalmente, in questi casi è necessario sostituire il pavimento con appositi materiali dissipativi (ad es. mattonelle in materiale plastico conduttivo, pietra naturale, cotto, marmo ecc.). Dato che raramente il proprietario può, o vuole, adottare questa soluzione, non rimane che il controllo della umidità relativa. Sicuramente, si sarà verificato che il fenomeno peggiora nelle giornate ventose di bel tempo, mentre si attenua o scompare nelle giornate di pioggia: allo stesso modo, attraverso degli umidificatori, ambientali o da canalizzazione, sarà necessario mantenere un valore di umidità relativa > 60% per vedere scomparire del tutto o quasi le fastidiose scariche elettriche.
In alcuni casi “disperati”, ho risolto il problema installando degli “scaricatori”, cioè degli elementi metallici (pomoli, corrimano) connessi all’impianto di terra tramite dei resistori di elevato valore (> 20 Mohm). Tali scaricatori dovranno essere toccati dagli occupanti prima di qualunque altro oggetto metallico: toccandoli, la scintilla scoccherà lo stesso, ma la corrente di scarica sarà così ridotta che la persona nemmeno se ne accorgerà; però, in questo modo, la carica accumulata per effetto triboelettrico scomparirà totalmente. Se il problema riguarda principalmente le maniglie delle porte, sarà sufficiente trasformarle in scaricatori collegandole a terra tramite una resistenza ad alto valore ohmico, come già accennato. Un’altra possibilità è quella di adottare dei tappetini conduttivi, connessi a terra, in prossimità delle porte.
Emissioni dei forni a legna delle pizzerie
Giuseppe scrive:
D: Volevo chiedere informazioni in riguardo ai forni a legna per pizza. Quali sono gli obblighi di legge per le emissioni ? Esiste un sistema per eliminare il problema della fuliggine ?
R: i forni a legna di "mense, e altri pubblici esercizi destinati alla ristorazione" sono obbligati a rispettare determinati livelli di emissioni (DPCM 8-3-2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3/7/2002), articolo 6, comma 6). I limiti di emissioni previsti dal provvedimento sono fissati secondo la potenza complessiva dell’impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio, da 300 a 200 per gli ossidi di azoto, da 30 a 20 per il carbonio organico totale; 30 i milligrammi per metro cubo per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Dal mese di marzo 2006 (art. 7, comma 1), tutti i forni a legna devono essere adeguati ai ”requisiti tecnici e costruttivi” specificati nel decreto.
Il rispetto di tali limiti potrà essere soddisfatto attraverso l’installazione di nuovi forni appositamente progettati per ottimizzare la combustione, certificati dai vari costruttori; oppure, sui forni esistenti, si dovranno verificare le emissioni e, in caso di necessità, dovranno essere installati degli impianti di filtrazione adeguati.
L'abbattimento delle emissioni dei forni a legna è un problema di non facile soluzione, ma che si può affrontare con successo, vedi l'articolo "Depurare i fumi delle pizzerie".
Ricordo che gli articoli di Ariacube sono liberamente scaricabili in formato di sola lettura: le versioni stampabili si possono richiedere compilando questo modulo.
D: Volevo chiedere informazioni in riguardo ai forni a legna per pizza. Quali sono gli obblighi di legge per le emissioni ? Esiste un sistema per eliminare il problema della fuliggine ?
R: i forni a legna di "mense, e altri pubblici esercizi destinati alla ristorazione" sono obbligati a rispettare determinati livelli di emissioni (DPCM 8-3-2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3/7/2002), articolo 6, comma 6). I limiti di emissioni previsti dal provvedimento sono fissati secondo la potenza complessiva dell’impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio, da 300 a 200 per gli ossidi di azoto, da 30 a 20 per il carbonio organico totale; 30 i milligrammi per metro cubo per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Dal mese di marzo 2006 (art. 7, comma 1), tutti i forni a legna devono essere adeguati ai ”requisiti tecnici e costruttivi” specificati nel decreto.
Il rispetto di tali limiti potrà essere soddisfatto attraverso l’installazione di nuovi forni appositamente progettati per ottimizzare la combustione, certificati dai vari costruttori; oppure, sui forni esistenti, si dovranno verificare le emissioni e, in caso di necessità, dovranno essere installati degli impianti di filtrazione adeguati.
L'abbattimento delle emissioni dei forni a legna è un problema di non facile soluzione, ma che si può affrontare con successo, vedi l'articolo "Depurare i fumi delle pizzerie".
Ricordo che gli articoli di Ariacube sono liberamente scaricabili in formato di sola lettura: le versioni stampabili si possono richiedere compilando questo modulo.
martedì 13 marzo 2007
Impianti di ventilazione per discoteche
Diego scrive:
D: Sto lavorando su un progetto di adeguamento di una discoteca in prov. di Xxxxxx e mi sono scontrato con due relazioni di ditte che proponevano impianti di ventilazione.
La discoteca avrà 1500 posti. E' possibile avere un'indicazione su quale norma seguire per il dimensionamento dell'impianto di ventilazione ?
R: Il problema non è affatto semplice, ed infatti con questi impianti si hanno spesso dei problemi ad ottenere l'agibilità ed il nulla osta dei Vigili del Fuoco, perché si è tralasciato qualcosa in sede di progetto. La norma di riferimento per il dimensionamento degli impianti di ventilazione, compresi quelli delle discoteche, è attualmente la UNI10339:1995.
Inoltre, dovranno essere rispettati i requisiti del Decreto Ministeriale 19/08/96 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo", in particolare quelli dell'art. 4.1 Titolo IV (Affollamento) e dell'art. 12.3.2 Titolo XII (Impianti di condizionamento e ventilazione).
In pratica, la UNI10339 prescrive (Prospetto 3, pag.14) nelle sale da ballo e locali assimilabili, il valore di 16,5 l/s per persona, cioè 59,4 m3/h. Questo valore (Qop) non è ancora il valore effettivo per il dimensionamento. Il valore effettivo Qope (paragrafo 9.1.1.1 pag.16), va individuato con un calcolo che tiene conto del rapporto tra volume dell'ambiente (V) e indice di affollamento (n), secondo i seguenti criteri, considerando che l'indice di affollamento massimo previsto dal DM 19/08/96 per sale da ballo e discoteche è pari a 1,2 persone/m2:
se V / n è minore o uguale a 15, Qope = Qop per cui il valore effettivo per il dimensionamento sarà 59,4 m3/h;
se V / n è maggiore o uguale 45, si applica il metodo di calcolo A;
se V / n è compreso tra 15 e 45, si applica il metodo di calcolo B.
Il metodo di calcolo A (evito di riportarlo! Vedi il testo della norma per la descrizione) prevede che il valore effettivo Qop diventi un valore minimo Qopmin, nel nostro caso pari a 8,5 l/s per persona (30,6 m3/h).
Il metodo di calcolo B permette di trovare il valore di Qope con una formula:
Qope = Qop + m (V / n – 15)
dove m è pari a (Qopmin – Qop) / (45 – 15)
cioè, nel nostro caso m = 59,4 + (30,6 – 59,4) / 30 = 1,02 (che possiamo considerare 1)
e quindi il valore effettivo per persona sarà Qope = 59,4 + 1 (V / n –15)
Non è finita, in quanto il valore trovato dovrà essere moltiplicato per un fattore correttivo che dipende dalla quota sul livello del mare (vedi Prospetto IV della norma). Comunque, per quote inferiori a 500 m s.l.m. il valore non cambia.
Controllato che la capienza indicata (1500 posti) corrisponda effettivamente al massimo indice di affollamento possibile (in questo caso, la superficie del locale a disposizione del pubblico dovrebbe essere di circa 1500 / 1,2 = 1250 m2), la portata MASSIMA complessiva dell'impianto dovrà essere tale da assicurare un ricambio con aria esterna pari a Qope x 1500.
Comunque, nel nostro caso, in funzione del rapporto tra volume del locale e indice di affollamento, la portata MASSIMA complessiva sarà obbligatoriamente compresa tra un massimo di 59,4 x 1500 = 89.100 m3/h (V / n minore o uguale a 15) e un minimo di 30,6 x 1500 = 45.900 m3/h (V / n maggiore o uguale di 45).
Dico MASSIMA perché, molto opportunamente, la norma UNI10339 consente di utilizzare “… un sistema manuale o automatico di controllo della portata di aria esterna immessa nei locali in funzione del numero di persone effettivamente presenti”.
Inoltre, per il rispetto del DM 19/08/96, (sintetizzo, vedi testo del DM) si dovrà essere certi che l’impianto di ventilazione sarà dotato di opportune serrande tagliafuoco e di spegnimento automatico del ventilatore, dispositivi che dovranno essere asserviti al sistema antincendio obbligatoriamente presente nel locale. Il riarmo del ventilatore dovrà essere obbligatoriamente manuale e non automatico.
Tralascio completamente gli aspetti del dimensionamento in base ai parametri termoigrometrici, che potrebbe portare a volumi di ricambio diversi, ma che, in ogni caso, non possono essere mai inferiori a quelli calcolati in base alle quote minime previste dalla UNI10339.
La norma UNI10339 deve essere osservata anche per quanto riguarda gli aspetti relativi alla corretta filtrazione dell’aria esterna e di ricircolo, secondo le indicazioni riportate nei prospetti V e VI (per sale da ballo e assimilabili devono essere usati filtri di classe da 3 a 5 nella configurazione prefiltro+filtro ad alta efficienza (praticamente si usano dei prefiltri di classe G3 o G4, seguiti da filtri di classe F5 o F6 secondo la classificazione della norma UNI EN 779, privilegiando l’adozione di filtri di tipo elettrostatico).
Per completezza, devo riportare che, nel prossimo futuro, questo metodo cambierà: infatti, si potranno utilizzare i criteri contenuti nella UNI EN 13779 (appena recepita e non ancora utilizzata perché non tradotta in italiano e perché prevede un sistema di accordo preventivo tra committente e progettista sulla qualità dell’aria desiderata, non ancora di uso comune) e nella nuova edizione della UNI10339, che sarà pubblicata verso la fine del 2007, che consentirà di modulare l’immissione di aria esterna in base al livello massimo consentito di inquinanti (CO2 ecc.) effettivamente presenti nell’ambiente (metodo prestazionale). Le classi di filtri da adottare saranno più elevate e soprattutto legate alla effettive concentrazioni esterne ed interne degli inquinanti.
Riferimenti:
1) DM 19/08/96 http://www.ctiaosta.it/818/dispense/Ing_Tonioli/tc_ps.pdf
2) esempio di scheda tecnica descrittiva da presentare all’ASL di competenza per l’approvazione dell’impianto (esempio della ASL 13 di Novara, sono comunque tutte sovrapponibili) http://www.comune.borgomanero.no.it/sportello_unico/procedimenti/mod_enti/Mod_imp_condiz.pdf
Stima della pressione esercitata dal vento
Paolo scrive:
D: Devo stimare la pressione esercitata dal vento su un edificio, come posso fare ?
R: Si tratta di un problema di fluidodinamica, che non è propriamente il mio forte... però ho trovato un link della Cornell University che spiega passo per passo il procedimento di calcolo:
http://instruct1.cit.cornell.edu/courses/arch264/cuhk/courseNotes/wind/wind.html
D: Devo stimare la pressione esercitata dal vento su un edificio, come posso fare ?
R: Si tratta di un problema di fluidodinamica, che non è propriamente il mio forte... però ho trovato un link della Cornell University che spiega passo per passo il procedimento di calcolo:
http://instruct1.cit.cornell.edu/courses/arch264/cuhk/courseNotes/wind/wind.html
venerdì 2 marzo 2007
Per una volta... parliamo di acqua
Laura scrive:
D: ho letto con interesse alcuni degli articoli pubblicati sul sito.
Volevo sapere se avete notizie anche sulla depurazione dell'acqua, poichè sono stata contattata da un venditore e ho bisogno di qualche informazione preliminare.
R: La depurazione dell’acqua rappresenta un argomento vastissimo: immagino però che il suo interesse riguardi la depurazione dell’acqua ad uso domestico, da parte di sistemi di filtrazione da applicare all’impianto idraulico di casa. E’ un settore molto controverso, ricco di offerte commerciali non sempre impeccabili dal punto di vista tecnico ed economico. C’è di tutto e di più: tenga presente che il problema principale è capire se veramente si ha la necessità di un depuratore d’acqua. Il venditore le dirà di sì, naturalmente, ma la risposta è quasi sempre no. L’acqua degli acquedotti civili è costantemente monitorata ed analizzata e, nella maggior parte dei casi, di qualità migliore rispetto a quella delle acque minerali in bottiglia (i limiti di legge per gli inquinanti sono più bassi per l’acqua potabile degli acquedotti). Quando la qualità dell’acqua è insufficiente, gli enti di gestione provvedono a filtrarla e a depurarla ben al di sotto dei limiti di legge. Ciò non toglie che a volte esistono dei problemi, specialmente nelle reti che servono piccoli paesi, oppure in zone adiacenti a potenziali fonti di inquinamento della falda, come industrie e campi coltivati, oppure nelle zone servite da piccoli pozzi privati. Se ha dei dubbi sulla qualità della propria acqua domestica, sappia che può chiedere un’analisi batteriologica e chimica di un campione presso la ASL di competenza, per una spesa che può variare da 60 a 200 euro, oppure presso laboratori privati (alcuni offrono un servizio via internet, ad es. http://www.pragmambiente.it/index.html?lang=it&target=d2.html. Per saperne di più sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano, le consiglio questo link http://www.biosan-lab.it/ANALISI%20ACQUA.htm (altro sito che offre, tra l’altro, un servizio di analisi dell’acqua). Se dovesse avere la necessità di installare dei filtri, tenga presente che una filtrazione troppo spinta è deleteria, in quanto toglie all’acqua anche le tracce di oligoelementi salutari. Niente impianti strani e costosissimi, ed affidarsi solo ed unicamente a grandi marchi conosciuti, che possono assicurare sempre l’indispensabile manutenzione e la fornitura dei ricambi: un filtro sporco ed intasato può peggiorare di molto la qualità dell’acqua, invece di migliorarla.
D: ho letto con interesse alcuni degli articoli pubblicati sul sito.
Volevo sapere se avete notizie anche sulla depurazione dell'acqua, poichè sono stata contattata da un venditore e ho bisogno di qualche informazione preliminare.
R: La depurazione dell’acqua rappresenta un argomento vastissimo: immagino però che il suo interesse riguardi la depurazione dell’acqua ad uso domestico, da parte di sistemi di filtrazione da applicare all’impianto idraulico di casa. E’ un settore molto controverso, ricco di offerte commerciali non sempre impeccabili dal punto di vista tecnico ed economico. C’è di tutto e di più: tenga presente che il problema principale è capire se veramente si ha la necessità di un depuratore d’acqua. Il venditore le dirà di sì, naturalmente, ma la risposta è quasi sempre no. L’acqua degli acquedotti civili è costantemente monitorata ed analizzata e, nella maggior parte dei casi, di qualità migliore rispetto a quella delle acque minerali in bottiglia (i limiti di legge per gli inquinanti sono più bassi per l’acqua potabile degli acquedotti). Quando la qualità dell’acqua è insufficiente, gli enti di gestione provvedono a filtrarla e a depurarla ben al di sotto dei limiti di legge. Ciò non toglie che a volte esistono dei problemi, specialmente nelle reti che servono piccoli paesi, oppure in zone adiacenti a potenziali fonti di inquinamento della falda, come industrie e campi coltivati, oppure nelle zone servite da piccoli pozzi privati. Se ha dei dubbi sulla qualità della propria acqua domestica, sappia che può chiedere un’analisi batteriologica e chimica di un campione presso la ASL di competenza, per una spesa che può variare da 60 a 200 euro, oppure presso laboratori privati (alcuni offrono un servizio via internet, ad es. http://www.pragmambiente.it/index.html?lang=it&target=d2.html. Per saperne di più sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano, le consiglio questo link http://www.biosan-lab.it/ANALISI%20ACQUA.htm (altro sito che offre, tra l’altro, un servizio di analisi dell’acqua). Se dovesse avere la necessità di installare dei filtri, tenga presente che una filtrazione troppo spinta è deleteria, in quanto toglie all’acqua anche le tracce di oligoelementi salutari. Niente impianti strani e costosissimi, ed affidarsi solo ed unicamente a grandi marchi conosciuti, che possono assicurare sempre l’indispensabile manutenzione e la fornitura dei ricambi: un filtro sporco ed intasato può peggiorare di molto la qualità dell’acqua, invece di migliorarla.
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