Fabio scrive:
D: Se le e' possibile, vorrei un parere per la ventilazione domestica di un appartamento di circa 120mq abitato da 4 persone.
Sono particolarmente interessato alle problematica dell'inquinamento indoor.
Le possibilita' che ho esplorato sono:
- ricambio d'aria con recuperatore di calore (scartata):
necessita' canalizzazioni e quindi di difficile implementazione anche se e' la migliore in quanto garantisce anche un'umidita' costante.
- ricambio d'aria a circolazione naturale (scartata)
ho qualche dubbio in quanto vorrei inserire dei filtri sull'aria entrante
- ricambio d'aria a circolazione forzata (soluzione preferita)
un aspiratore al centro dell'appartamento e prese d'aria nelle singole stanze escludendo i bagni
le prese avrebbero dei filtri a carbone (ho case vicino con camini e l'inverno non e' possibile aprire le finestre) e antipolline per le allegie (mia e di mia figlia) ma non so su cosa orientarmi e so che cosi' avrei perdite di calore e problemi sull'umidita' (anche se l'impianto a pavimento che ho dovrebbe contribuire a non rendere secca l'aria) ma oggi apro le finestre per cui ...
- purificazione dell'aria (in integrazione al ricambio)
con filtri di vario tipo piu' ionizzatore ( e qui si aprono le varie e disparate proposte delle varie ditte ), ho visto quelli Xxxxx con generazione di ioni negativi e positivi, altri che interrompono la ionizzazione (solo negativa) in caso di rilevazione di inquinanti e la riprendono dopo la depurazione.
Le possibilita' sono diverse ed ognuna ha molteplici aspetti di cui tener conto per cui un po' mi perdo.
Per questo motivo vorrei una sua indicazione per poter fare la scelta migliore.
In particolare, ad esempio, non ho trovato prese d'aria con filtri (carbone + antipolline) per uso residenziale di facile installazione (ad esempio pensavo di integrarli nel cassettone delle tapparelle se possibile) o comunque con il minino lavoro di muratura possibile.
Stesso discorso per la vasta gamma di prodotti per la purificazione.
Infine pensavo a sensori ed attuatori sulle prese d'aria e sull'aspiratore per regolare il flusso. A parte la scelta dei sensori (ho trovato interessante il documento sui sensori e provero' a cercarli sul sito Xxxxxxx) non ho problemi di implementazione in quanto posso programmare microprocessori o plc allo scopo.
R: Esistono molte soluzioni per migliorare la qualità dell’aria nelle proprie abitazioni, attraverso una corretta ventilazione o altri tipi di intervento, ma non è facile suggerire quale potrebbe essere la soluzione migliore nel singolo caso. Tuttavia, vi sono delle regole generali, la cui corretta applicazione può portare a dei grossi miglioramenti, senza la necessità di spendere grandi cifre o di affrontare complicati lavori di ristrutturazione.
La prima regola, è che la misura più efficace in assoluto per diminuire gli inquinanti nell’aria è il controllo delle fonti: cioè, non ha senso cercare di abbattere gli inquinanti se prima non si è fatto nulla per diminuirne la produzione. Nelle case si utilizzano centinaia di prodotti chimici completamente inutili, soprattutto per la pulizia. Sono loro i primi responsabili delle sensibilizzazioni allergiche, soprattutto nei bambini. Quindi, si devono utilizzare solo i prodotti indispensabili, di formulazione più semplice possibile (niente additivi, come coloranti, profumi, ammorbidenti, disinfettanti ecc.). Allergici si diventa, tanto più precocemente quanto più si è esposti a sostanze chimiche artificiali di ogni tipo. Naturalmente in casa non si deve fumare, non si devono usare abitualmente candele, incensi e simili (qualsiasi combustione imperfetta produce quantità incredibili di inquinanti), deodoranti, solventi e vernici (se non ad acqua). Queste sono le fonti realmente pericolose e quantitativamente molto importanti, che possiamo semplicemente decidere di eliminare, non usando più questi prodotti.
La seconda regola riguarda gli aspetti di ventilazione: gli inquinanti seguono il percorso dell’aria, e il movimento dell’aria è determinato dalle differenze di pressione. Per tenere fuori gli inquinanti esterni, l’abitazione deve essere complessivamente mantenuta in leggera sovrapressione, mentre, per fare uscire gli inquinanti interni, bisogna tenere in depressione i locali più inquinati, in modo da espellere gli inquinanti verso l’esterno.
Dal punto di vista pratico, segnalerei a lei e agli altri lettori interessati, un noto costruttore francese di componenti per ventilazione, che distribuisce sul mercato italiano una gamma di prodotti specializzati per la ventilazione domestica (vedi questa interessante guida tecnico/commerciale).
venerdì 6 aprile 2007
Ventilazione sugli aerei
Pier Sergio scrive:
D: Ho letto il Suo rapporto riguardante la qualità dell'aria sugli aerei di linea e l'ho trovato molto interessante; fra due giorni partirò per Bangkok a bordo di un Boeing 747-400 della Thai Airways e saro' di ritorno in Italia a bordo di un Airbus A340-600. Mi chiedevo se Lei fosse cosi' gentile da fornirmi una Sua opinione sulla qualità dell'aria di questi aeromobili, gliene sarei molto grato.
R: Non possiedo dati aggiornati sugli aerei di suo interesse, ma le posso dire che, in genere, sugli Airbus il ricambio d'aria è inferiore rispetto ai Boeing: ogni Compagnia però ha le sue regole, e può stabilire autonomamente un diverso tasso di ventilazione (attenzione, sulle low-cost è veramente molto ridotto... ma anche le Compagnie "normali" ultimamente cercano di risparmiare il più possibile). La cosa migliore è cercare di informarsi prima del volo, anche se si tratta di informazioni difficili da ottenere (hanno paura di possibili ritorsioni legali in caso di malore!). Bisogna tenere presente che la ventilazione è sempre migliore nella parte anteriore del velivolo, che in genere corrisponde alla prima classe. In caso di malessere in volo, il personale ha di solito disposizione di spostare il passeggero, se c'è posto, nella classe superiore.
D: Ho letto il Suo rapporto riguardante la qualità dell'aria sugli aerei di linea e l'ho trovato molto interessante; fra due giorni partirò per Bangkok a bordo di un Boeing 747-400 della Thai Airways e saro' di ritorno in Italia a bordo di un Airbus A340-600. Mi chiedevo se Lei fosse cosi' gentile da fornirmi una Sua opinione sulla qualità dell'aria di questi aeromobili, gliene sarei molto grato.
R: Non possiedo dati aggiornati sugli aerei di suo interesse, ma le posso dire che, in genere, sugli Airbus il ricambio d'aria è inferiore rispetto ai Boeing: ogni Compagnia però ha le sue regole, e può stabilire autonomamente un diverso tasso di ventilazione (attenzione, sulle low-cost è veramente molto ridotto... ma anche le Compagnie "normali" ultimamente cercano di risparmiare il più possibile). La cosa migliore è cercare di informarsi prima del volo, anche se si tratta di informazioni difficili da ottenere (hanno paura di possibili ritorsioni legali in caso di malore!). Bisogna tenere presente che la ventilazione è sempre migliore nella parte anteriore del velivolo, che in genere corrisponde alla prima classe. In caso di malessere in volo, il personale ha di solito disposizione di spostare il passeggero, se c'è posto, nella classe superiore.
domenica 1 aprile 2007
Olf e decipol sono ancora attuali ?
Marzia scrive:
D: Sto realizzando una tesi sulla qualità dell'aria nell'ambiente domestico; ho trovato un buon aiuto nelle Sue fonti, volevo però chiederLe alcuni chiarimenti relativamente al rapporto esistente tra l'olf e Le varie sostanze chimiche riscontrabili in casa e se ha dei dati relativi al carico di inquinanti percepito in ambiente domestico, provocato da mobilio, materiali di rivestimento, e cosi' via(olf/m2). Ulteriore chiarimento relativo al tasso di ricambio, vorrei sapere se ad esempio ci sono differenze tra quello richiesto per l'acido solfidrico e quello per l'ammoniaca.
R: non esiste un rapporto preciso e definibile tra l’olf e le sostanze chimiche in genere: un rapporto può essere stabilito (in maniera non molto precisa), attraverso complesse prove olfattometriche, solo con le sostanze percepibili (cioè che posseggono un odore identificabile), vedi l’articolo "Percezione della qualità dell'aria negli ambienti interni". Soprattutto per questo motivo, l’uso del metodo di Fanger non è raccomandabile. In genere, olf e decipol vanno bene (con qualche approssimazione) solo per quantificare il livello di inquinamento interno dovuto alla presenza delle persone ed al loro livello di attività fisica. Per maggiore chiarezza: se prelevo un campione d’aria da un ambiente interno inquinato e lo faccio valutare da una platea di annusatori professionisti, avrò un valore in decipol, ad esempio 10 decipol, che mi dice che quell’aria ha una qualità equivalente a quella di un ambiente dove sono presenti 10 persone che svolgono una attività fisica pari a 1 MET ciascuna, in presenza di un tasso di ventilazione pro capite di 10 litri di aria esterna al secondo (vedi le definizioni di olf e decipol, sempre nell’articolo citato). Tutto qui. In quell’aria potrebbe esserci di tutto, magari inquinanti cancerogeni e perfettamente inodori, ma questo tipo di valutazione non me lo può dire. Per questo motivo, gli inquinanti devono essere identificati e quantificati per mezzo di prove strumentali di analisi dell’aria.
Non esiste comunque un tasso di ricambio specifico per l’acido solfidrico o per l’ammoniaca: quello che conta è il massimo livello di concentrazione ammesso in un ambiente per le varie sostanze chimiche. Il tasso corretto di ventilazione è quello che permette di rispettare questi livelli, e può differire molto a seconda delle variabili presenti di volta in volta (tipo di locale, qualità dell’aria esterna utilizzata, efficienza di ventilazione dell’impianto ecc. ecc.). In ambito residenziale non si usano, in genere, dei livelli raccomandati per le singole sostanze, tranne alcune eccezioni particolari (ad esempio i limiti che si utilizzano anche per l’aria esterna, come quelli sul particolato PM10 e PM2,5, sul CO, sull’ozono ecc.). Si usano invece molto in ambito industriale, dove esistono numerose raccomandazioni, che però non sono utilizzabili in altre situazioni, perché si tratta di limiti stabiliti in riferimento all’esposizione discontinua (al massimo per 8 ore consecutive) di lavoratori adulti sani (mentre nelle abitazioni la popolazione esposta, in modo che può essere permanente, comprende anche soggetti molto più sensibili, come bambini, anziani, malati ecc.).
Ad esempio, i valori MAK ((Maximale Arbeitsplatz Konzentration), che sono i valori massimi di concentrazione calcolati in media su una giornata di lavoro, sono di 14 mg/m3 per l’ammoniaca e di 15 mg/m3 per l’acido solfidrico. Se in un reparto produttivo esistono queste sostanze in sospensione nell’aria, il tasso di ricambio dovrà essere tale da mantenerne la concentrazione al di sotto di questi livelli specifici.
Il metodo di valutazione della qualità dell’aria basato sugli olf e i decipol, quindi sulla percezione degli inquinanti, ha avuto il merito di far conoscere il problema dell’inquinamento interno ad una platea molto vasta, perché, in un certo senso, ha reso l’inquinamento meglio “riconoscibile”; d’altra parte, questo metodo si è rivelato insufficiente a prevenire i rischi per la salute causati dall’esposizione agli inquinanti non percepibili.
Molti inquinanti comportano un rischio molto elevato, ma non siamo in grado di avvertirne la presenza. Quindi, per ottenere un adeguato livello di comfort e, allo stesso tempo, garantire una efficace protezione alla nostra salute, è necessario, per quanto possibile, ridurre l’esposizione a tutte le sostanze nocive presenti nell’aria. Questo a prescindere dal fatto che siano o no percepibili dai nostri sensi.
Per riuscire in questo intento, si devono utilizzare altri metodi, di concezione più recente, che permettono di sfruttare tutte le risorse attualmente messe a disposizione dalla tecnologia del trattamento dell’aria. Ma, prima ancora, oggi si è compreso che il sistema più efficace di ridurre gli inquinanti è quello di prevenirne la diffusione: sembra banale, ma non lo è affatto. Mentre per alcuni inquinanti “fastidiosi”, è facile capire che, per eliminarli, è sufficiente modificare un comportamento sbagliato (come ad esempio fumare nei locali chiusi), per altri inquinanti, non altrettanto evidenti, il discorso della prevenzione è più complesso. Gli inquinanti più pericolosi in assoluto che possiamo trovare nei nostri locali sono il monossido di carbonio, le polveri estremamente sottili ed il Radon: tutte sostanze dalla presenza inavvertibile e molto difficili o impossibili da eliminare efficacemente una volta presenti nell’aria. La diffusione di questi inquinanti deve essere prevenuta, non contrastata. Lo stesso discorso vale per gli inquinanti esalati dai materiali che utilizziamo per costruire, arredare, colorare, rivestire e pulire i nostri edifici: tentare di diluirli e di abbatterli, una volta diffusi, è un controsenso logico ed un notevole spreco di risorse che non ci possiamo energeticamente più permettere.
Una volta fatto il possibile per prevenire la produzione e la diffusione degli inquinanti, possiamo pensare a come intervenire per ridurne la concentrazione residua presente nell’aria, per mezzo degli impianti di trattamento, in modo da ottenere aria sana e confortevole.
Il metodo ritenuto più efficace, per raggiungere un tale risultato, consiste nell’adozione dell’approccio cosiddetto “prestazionale” nella progettazione. Cioè il funzionamento dell’impianto si deve basare sulle prestazioni, ovvero sulla capacità di mantenere le concentrazioni degli inquinanti interni al di sotto dei massimi livelli raccomandati dalla comunità scientifica. Si tratta di un argomento piuttosto complesso. Molto in sintesi, questo metodo, a differenza dell’approccio detto “prescrittivo”, che si limita a prescrivere un certo ricambio d’aria a seconda della tipologia dei locali e della loro destinazione d’uso (sperando che, in media, questo sia sufficiente a contenere le concentrazioni degli inquinanti), si basa invece sulla rilevazione effettiva degli inquinanti e sull’impiego contemporaneo dell’aria esterna (in quantità “controllata”) e della filtrazione per diluirli e sequestrarli dall’ambiente. L’uso corretto di questo sistema, garantisce una effettiva prevenzione dei danni per la salute ed un notevole contenimento dei costi energetici, perché il tasso di ventilazione è regolato in base all’effettiva necessità, evitando inutili sprechi. La norma statunitense ASHRAE 62.1-2004 “Standard Ventilation for Acceptable Indoor Air Quality” descrive, a partire dall’edizione del 1981, un metodo prestazionale (IAQ Procedure), che ha avuto un grande successo “di critica” (perché è ben costruito e completo) ma scarso successo “di pubblico”, perché complesso e, a prima vista, di difficile applicazione.
Posso anticipare che la prossima edizione della norma italiana UNI 10339 “Impianti aeraulici al fini di benessere” (diciamo l’equivalente nostrano della ASHRAE 62) conterrà un metodo prestazionale che dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni (speriamo anche nei fatti), semplice da assimilare e da applicare nella realtà degli impianti. In pratica, si cercherà di promuovere l’impiego dei sensori di inquinanti per governare le portate di ventilazione, nonché l’utilizzo di filtri sull’aria esterna, di efficienza commisurata alla reale quantità degli inquinanti effettivamente presenti nelle varie zone geografiche (in aggiunta alla filtrazione, quando necessaria, sull’aria all’interna degli ambienti). Sarà lasciata al progettista ampia libertà di scegliere le soluzioni tecniche a suo giudizio più opportune, a condizione che l’impianto sia in grado di garantire il rispetto dei limiti raccomandati di concentrazione degli inquinanti. I limiti saranno in gran parte quelli indicati nei documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità WHO (2000) “Air Quality Guidelines for Europe - 2nd edition" e WHO (2006) “Air Quality Guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”. Sarà inoltre raccomandato l’utilizzo, nella realizzazione degli edifici, di materiali certificati riguardo alla qualità e alla quantità di emissioni nocive.
In conclusione, la quantificazione del tasso di ricambio da adottare, in relazione alle varie sostanze presenti, dipenderà dall’applicazione di una determinata procedura: innanzi tutto, si dovrà procedere all’identificazione e alla quantificazione degli inquinanti “critici”, cioè quelli più pericolosi effettivamente presenti; quindi, si dovrà individuare il livello massimo ammesso di concentrazione per questi inquinanti; il tasso di ventilazione effettivo sarà quello che potrà garantire, attraverso un apposito calcolo (i cui risultati andranno verificati in sede di collaudo), il rispetto dei limiti raccomandati. Questa procedura, alla data di oggi, è in fase di stesura finale per l’incorporazione nella bozza definitiva della norma. Si prevede che il testo sarà disponibile per l’inchiesta pubblica entro la metà del 2007.
D: Sto realizzando una tesi sulla qualità dell'aria nell'ambiente domestico; ho trovato un buon aiuto nelle Sue fonti, volevo però chiederLe alcuni chiarimenti relativamente al rapporto esistente tra l'olf e Le varie sostanze chimiche riscontrabili in casa e se ha dei dati relativi al carico di inquinanti percepito in ambiente domestico, provocato da mobilio, materiali di rivestimento, e cosi' via(olf/m2). Ulteriore chiarimento relativo al tasso di ricambio, vorrei sapere se ad esempio ci sono differenze tra quello richiesto per l'acido solfidrico e quello per l'ammoniaca.
R: non esiste un rapporto preciso e definibile tra l’olf e le sostanze chimiche in genere: un rapporto può essere stabilito (in maniera non molto precisa), attraverso complesse prove olfattometriche, solo con le sostanze percepibili (cioè che posseggono un odore identificabile), vedi l’articolo "Percezione della qualità dell'aria negli ambienti interni". Soprattutto per questo motivo, l’uso del metodo di Fanger non è raccomandabile. In genere, olf e decipol vanno bene (con qualche approssimazione) solo per quantificare il livello di inquinamento interno dovuto alla presenza delle persone ed al loro livello di attività fisica. Per maggiore chiarezza: se prelevo un campione d’aria da un ambiente interno inquinato e lo faccio valutare da una platea di annusatori professionisti, avrò un valore in decipol, ad esempio 10 decipol, che mi dice che quell’aria ha una qualità equivalente a quella di un ambiente dove sono presenti 10 persone che svolgono una attività fisica pari a 1 MET ciascuna, in presenza di un tasso di ventilazione pro capite di 10 litri di aria esterna al secondo (vedi le definizioni di olf e decipol, sempre nell’articolo citato). Tutto qui. In quell’aria potrebbe esserci di tutto, magari inquinanti cancerogeni e perfettamente inodori, ma questo tipo di valutazione non me lo può dire. Per questo motivo, gli inquinanti devono essere identificati e quantificati per mezzo di prove strumentali di analisi dell’aria.
Non esiste comunque un tasso di ricambio specifico per l’acido solfidrico o per l’ammoniaca: quello che conta è il massimo livello di concentrazione ammesso in un ambiente per le varie sostanze chimiche. Il tasso corretto di ventilazione è quello che permette di rispettare questi livelli, e può differire molto a seconda delle variabili presenti di volta in volta (tipo di locale, qualità dell’aria esterna utilizzata, efficienza di ventilazione dell’impianto ecc. ecc.). In ambito residenziale non si usano, in genere, dei livelli raccomandati per le singole sostanze, tranne alcune eccezioni particolari (ad esempio i limiti che si utilizzano anche per l’aria esterna, come quelli sul particolato PM10 e PM2,5, sul CO, sull’ozono ecc.). Si usano invece molto in ambito industriale, dove esistono numerose raccomandazioni, che però non sono utilizzabili in altre situazioni, perché si tratta di limiti stabiliti in riferimento all’esposizione discontinua (al massimo per 8 ore consecutive) di lavoratori adulti sani (mentre nelle abitazioni la popolazione esposta, in modo che può essere permanente, comprende anche soggetti molto più sensibili, come bambini, anziani, malati ecc.).
Ad esempio, i valori MAK ((Maximale Arbeitsplatz Konzentration), che sono i valori massimi di concentrazione calcolati in media su una giornata di lavoro, sono di 14 mg/m3 per l’ammoniaca e di 15 mg/m3 per l’acido solfidrico. Se in un reparto produttivo esistono queste sostanze in sospensione nell’aria, il tasso di ricambio dovrà essere tale da mantenerne la concentrazione al di sotto di questi livelli specifici.
Il metodo di valutazione della qualità dell’aria basato sugli olf e i decipol, quindi sulla percezione degli inquinanti, ha avuto il merito di far conoscere il problema dell’inquinamento interno ad una platea molto vasta, perché, in un certo senso, ha reso l’inquinamento meglio “riconoscibile”; d’altra parte, questo metodo si è rivelato insufficiente a prevenire i rischi per la salute causati dall’esposizione agli inquinanti non percepibili.
Molti inquinanti comportano un rischio molto elevato, ma non siamo in grado di avvertirne la presenza. Quindi, per ottenere un adeguato livello di comfort e, allo stesso tempo, garantire una efficace protezione alla nostra salute, è necessario, per quanto possibile, ridurre l’esposizione a tutte le sostanze nocive presenti nell’aria. Questo a prescindere dal fatto che siano o no percepibili dai nostri sensi.
Per riuscire in questo intento, si devono utilizzare altri metodi, di concezione più recente, che permettono di sfruttare tutte le risorse attualmente messe a disposizione dalla tecnologia del trattamento dell’aria. Ma, prima ancora, oggi si è compreso che il sistema più efficace di ridurre gli inquinanti è quello di prevenirne la diffusione: sembra banale, ma non lo è affatto. Mentre per alcuni inquinanti “fastidiosi”, è facile capire che, per eliminarli, è sufficiente modificare un comportamento sbagliato (come ad esempio fumare nei locali chiusi), per altri inquinanti, non altrettanto evidenti, il discorso della prevenzione è più complesso. Gli inquinanti più pericolosi in assoluto che possiamo trovare nei nostri locali sono il monossido di carbonio, le polveri estremamente sottili ed il Radon: tutte sostanze dalla presenza inavvertibile e molto difficili o impossibili da eliminare efficacemente una volta presenti nell’aria. La diffusione di questi inquinanti deve essere prevenuta, non contrastata. Lo stesso discorso vale per gli inquinanti esalati dai materiali che utilizziamo per costruire, arredare, colorare, rivestire e pulire i nostri edifici: tentare di diluirli e di abbatterli, una volta diffusi, è un controsenso logico ed un notevole spreco di risorse che non ci possiamo energeticamente più permettere.
Una volta fatto il possibile per prevenire la produzione e la diffusione degli inquinanti, possiamo pensare a come intervenire per ridurne la concentrazione residua presente nell’aria, per mezzo degli impianti di trattamento, in modo da ottenere aria sana e confortevole.
Il metodo ritenuto più efficace, per raggiungere un tale risultato, consiste nell’adozione dell’approccio cosiddetto “prestazionale” nella progettazione. Cioè il funzionamento dell’impianto si deve basare sulle prestazioni, ovvero sulla capacità di mantenere le concentrazioni degli inquinanti interni al di sotto dei massimi livelli raccomandati dalla comunità scientifica. Si tratta di un argomento piuttosto complesso. Molto in sintesi, questo metodo, a differenza dell’approccio detto “prescrittivo”, che si limita a prescrivere un certo ricambio d’aria a seconda della tipologia dei locali e della loro destinazione d’uso (sperando che, in media, questo sia sufficiente a contenere le concentrazioni degli inquinanti), si basa invece sulla rilevazione effettiva degli inquinanti e sull’impiego contemporaneo dell’aria esterna (in quantità “controllata”) e della filtrazione per diluirli e sequestrarli dall’ambiente. L’uso corretto di questo sistema, garantisce una effettiva prevenzione dei danni per la salute ed un notevole contenimento dei costi energetici, perché il tasso di ventilazione è regolato in base all’effettiva necessità, evitando inutili sprechi. La norma statunitense ASHRAE 62.1-2004 “Standard Ventilation for Acceptable Indoor Air Quality” descrive, a partire dall’edizione del 1981, un metodo prestazionale (IAQ Procedure), che ha avuto un grande successo “di critica” (perché è ben costruito e completo) ma scarso successo “di pubblico”, perché complesso e, a prima vista, di difficile applicazione.
Posso anticipare che la prossima edizione della norma italiana UNI 10339 “Impianti aeraulici al fini di benessere” (diciamo l’equivalente nostrano della ASHRAE 62) conterrà un metodo prestazionale che dovrebbe essere, almeno nelle intenzioni (speriamo anche nei fatti), semplice da assimilare e da applicare nella realtà degli impianti. In pratica, si cercherà di promuovere l’impiego dei sensori di inquinanti per governare le portate di ventilazione, nonché l’utilizzo di filtri sull’aria esterna, di efficienza commisurata alla reale quantità degli inquinanti effettivamente presenti nelle varie zone geografiche (in aggiunta alla filtrazione, quando necessaria, sull’aria all’interna degli ambienti). Sarà lasciata al progettista ampia libertà di scegliere le soluzioni tecniche a suo giudizio più opportune, a condizione che l’impianto sia in grado di garantire il rispetto dei limiti raccomandati di concentrazione degli inquinanti. I limiti saranno in gran parte quelli indicati nei documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità WHO (2000) “Air Quality Guidelines for Europe - 2nd edition" e WHO (2006) “Air Quality Guidelines for particulate matter, ozone, nitrogen dioxide and sulfur dioxide”. Sarà inoltre raccomandato l’utilizzo, nella realizzazione degli edifici, di materiali certificati riguardo alla qualità e alla quantità di emissioni nocive.
In conclusione, la quantificazione del tasso di ricambio da adottare, in relazione alle varie sostanze presenti, dipenderà dall’applicazione di una determinata procedura: innanzi tutto, si dovrà procedere all’identificazione e alla quantificazione degli inquinanti “critici”, cioè quelli più pericolosi effettivamente presenti; quindi, si dovrà individuare il livello massimo ammesso di concentrazione per questi inquinanti; il tasso di ventilazione effettivo sarà quello che potrà garantire, attraverso un apposito calcolo (i cui risultati andranno verificati in sede di collaudo), il rispetto dei limiti raccomandati. Questa procedura, alla data di oggi, è in fase di stesura finale per l’incorporazione nella bozza definitiva della norma. Si prevede che il testo sarà disponibile per l’inchiesta pubblica entro la metà del 2007.
martedì 20 marzo 2007
La ventilazione delle gallerie
Giuseppe scrive:
D: Sono alla ricerca di un software e delle norme per il dimensionamento dell'impianto di ventilazione di una galleria autostradale.
R: le informazioni che le possono servire sono disponibili nel libro
“Tecnica della ventilazione - Manuale di aeraulica”
di B.B. Daly
Ed. Fläkt Woods S.p.A.
Via Pacinotti, 28 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)
Il libro è ordinabile on line.
Non sono a conoscenza di software specifici per il dimensionamento di questo tipo di impianti.
D: Sono alla ricerca di un software e delle norme per il dimensionamento dell'impianto di ventilazione di una galleria autostradale.
R: le informazioni che le possono servire sono disponibili nel libro
“Tecnica della ventilazione - Manuale di aeraulica”
di B.B. Daly
Ed. Fläkt Woods S.p.A.
Via Pacinotti, 28 - 20092 CINISELLO BALSAMO (MI)
Il libro è ordinabile on line.
Non sono a conoscenza di software specifici per il dimensionamento di questo tipo di impianti.
Le scariche elettrostatiche negli ambienti
Stefano scrive:
D: Ho un problema molto serio di scariche elettrostatiche in una palazzina per uffici: la costruzione è nuova e per le finiture degli interni sono stati impiegati materiali sintetici in abbondanza. A questo si aggiunga che i pavimenti sono isolati rispetto a terra.
In sostanza succede spessissimo che toccando oggetti, in particolare metallici (per esempio le maniglie delle porte), scocca una scarica elettrica provocando molto fastidio.
In definitiva si pensava di provare un qualche dispositivo in grado di ridurre le cariche statiche.
R: Generalmente, in questi casi è necessario sostituire il pavimento con appositi materiali dissipativi (ad es. mattonelle in materiale plastico conduttivo, pietra naturale, cotto, marmo ecc.). Dato che raramente il proprietario può, o vuole, adottare questa soluzione, non rimane che il controllo della umidità relativa. Sicuramente, si sarà verificato che il fenomeno peggiora nelle giornate ventose di bel tempo, mentre si attenua o scompare nelle giornate di pioggia: allo stesso modo, attraverso degli umidificatori, ambientali o da canalizzazione, sarà necessario mantenere un valore di umidità relativa > 60% per vedere scomparire del tutto o quasi le fastidiose scariche elettriche.
In alcuni casi “disperati”, ho risolto il problema installando degli “scaricatori”, cioè degli elementi metallici (pomoli, corrimano) connessi all’impianto di terra tramite dei resistori di elevato valore (> 20 Mohm). Tali scaricatori dovranno essere toccati dagli occupanti prima di qualunque altro oggetto metallico: toccandoli, la scintilla scoccherà lo stesso, ma la corrente di scarica sarà così ridotta che la persona nemmeno se ne accorgerà; però, in questo modo, la carica accumulata per effetto triboelettrico scomparirà totalmente. Se il problema riguarda principalmente le maniglie delle porte, sarà sufficiente trasformarle in scaricatori collegandole a terra tramite una resistenza ad alto valore ohmico, come già accennato. Un’altra possibilità è quella di adottare dei tappetini conduttivi, connessi a terra, in prossimità delle porte.
D: Ho un problema molto serio di scariche elettrostatiche in una palazzina per uffici: la costruzione è nuova e per le finiture degli interni sono stati impiegati materiali sintetici in abbondanza. A questo si aggiunga che i pavimenti sono isolati rispetto a terra.
In sostanza succede spessissimo che toccando oggetti, in particolare metallici (per esempio le maniglie delle porte), scocca una scarica elettrica provocando molto fastidio.
In definitiva si pensava di provare un qualche dispositivo in grado di ridurre le cariche statiche.
R: Generalmente, in questi casi è necessario sostituire il pavimento con appositi materiali dissipativi (ad es. mattonelle in materiale plastico conduttivo, pietra naturale, cotto, marmo ecc.). Dato che raramente il proprietario può, o vuole, adottare questa soluzione, non rimane che il controllo della umidità relativa. Sicuramente, si sarà verificato che il fenomeno peggiora nelle giornate ventose di bel tempo, mentre si attenua o scompare nelle giornate di pioggia: allo stesso modo, attraverso degli umidificatori, ambientali o da canalizzazione, sarà necessario mantenere un valore di umidità relativa > 60% per vedere scomparire del tutto o quasi le fastidiose scariche elettriche.
In alcuni casi “disperati”, ho risolto il problema installando degli “scaricatori”, cioè degli elementi metallici (pomoli, corrimano) connessi all’impianto di terra tramite dei resistori di elevato valore (> 20 Mohm). Tali scaricatori dovranno essere toccati dagli occupanti prima di qualunque altro oggetto metallico: toccandoli, la scintilla scoccherà lo stesso, ma la corrente di scarica sarà così ridotta che la persona nemmeno se ne accorgerà; però, in questo modo, la carica accumulata per effetto triboelettrico scomparirà totalmente. Se il problema riguarda principalmente le maniglie delle porte, sarà sufficiente trasformarle in scaricatori collegandole a terra tramite una resistenza ad alto valore ohmico, come già accennato. Un’altra possibilità è quella di adottare dei tappetini conduttivi, connessi a terra, in prossimità delle porte.
Emissioni dei forni a legna delle pizzerie
Giuseppe scrive:
D: Volevo chiedere informazioni in riguardo ai forni a legna per pizza. Quali sono gli obblighi di legge per le emissioni ? Esiste un sistema per eliminare il problema della fuliggine ?
R: i forni a legna di "mense, e altri pubblici esercizi destinati alla ristorazione" sono obbligati a rispettare determinati livelli di emissioni (DPCM 8-3-2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3/7/2002), articolo 6, comma 6). I limiti di emissioni previsti dal provvedimento sono fissati secondo la potenza complessiva dell’impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio, da 300 a 200 per gli ossidi di azoto, da 30 a 20 per il carbonio organico totale; 30 i milligrammi per metro cubo per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Dal mese di marzo 2006 (art. 7, comma 1), tutti i forni a legna devono essere adeguati ai ”requisiti tecnici e costruttivi” specificati nel decreto.
Il rispetto di tali limiti potrà essere soddisfatto attraverso l’installazione di nuovi forni appositamente progettati per ottimizzare la combustione, certificati dai vari costruttori; oppure, sui forni esistenti, si dovranno verificare le emissioni e, in caso di necessità, dovranno essere installati degli impianti di filtrazione adeguati.
L'abbattimento delle emissioni dei forni a legna è un problema di non facile soluzione, ma che si può affrontare con successo, vedi l'articolo "Depurare i fumi delle pizzerie".
Ricordo che gli articoli di Ariacube sono liberamente scaricabili in formato di sola lettura: le versioni stampabili si possono richiedere compilando questo modulo.
D: Volevo chiedere informazioni in riguardo ai forni a legna per pizza. Quali sono gli obblighi di legge per le emissioni ? Esiste un sistema per eliminare il problema della fuliggine ?
R: i forni a legna di "mense, e altri pubblici esercizi destinati alla ristorazione" sono obbligati a rispettare determinati livelli di emissioni (DPCM 8-3-2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3/7/2002), articolo 6, comma 6). I limiti di emissioni previsti dal provvedimento sono fissati secondo la potenza complessiva dell’impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio, da 300 a 200 per gli ossidi di azoto, da 30 a 20 per il carbonio organico totale; 30 i milligrammi per metro cubo per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Dal mese di marzo 2006 (art. 7, comma 1), tutti i forni a legna devono essere adeguati ai ”requisiti tecnici e costruttivi” specificati nel decreto.
Il rispetto di tali limiti potrà essere soddisfatto attraverso l’installazione di nuovi forni appositamente progettati per ottimizzare la combustione, certificati dai vari costruttori; oppure, sui forni esistenti, si dovranno verificare le emissioni e, in caso di necessità, dovranno essere installati degli impianti di filtrazione adeguati.
L'abbattimento delle emissioni dei forni a legna è un problema di non facile soluzione, ma che si può affrontare con successo, vedi l'articolo "Depurare i fumi delle pizzerie".
Ricordo che gli articoli di Ariacube sono liberamente scaricabili in formato di sola lettura: le versioni stampabili si possono richiedere compilando questo modulo.
martedì 13 marzo 2007
Impianti di ventilazione per discoteche
Diego scrive:
D: Sto lavorando su un progetto di adeguamento di una discoteca in prov. di Xxxxxx e mi sono scontrato con due relazioni di ditte che proponevano impianti di ventilazione.
La discoteca avrà 1500 posti. E' possibile avere un'indicazione su quale norma seguire per il dimensionamento dell'impianto di ventilazione ?
R: Il problema non è affatto semplice, ed infatti con questi impianti si hanno spesso dei problemi ad ottenere l'agibilità ed il nulla osta dei Vigili del Fuoco, perché si è tralasciato qualcosa in sede di progetto. La norma di riferimento per il dimensionamento degli impianti di ventilazione, compresi quelli delle discoteche, è attualmente la UNI10339:1995.
Inoltre, dovranno essere rispettati i requisiti del Decreto Ministeriale 19/08/96 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo", in particolare quelli dell'art. 4.1 Titolo IV (Affollamento) e dell'art. 12.3.2 Titolo XII (Impianti di condizionamento e ventilazione).
In pratica, la UNI10339 prescrive (Prospetto 3, pag.14) nelle sale da ballo e locali assimilabili, il valore di 16,5 l/s per persona, cioè 59,4 m3/h. Questo valore (Qop) non è ancora il valore effettivo per il dimensionamento. Il valore effettivo Qope (paragrafo 9.1.1.1 pag.16), va individuato con un calcolo che tiene conto del rapporto tra volume dell'ambiente (V) e indice di affollamento (n), secondo i seguenti criteri, considerando che l'indice di affollamento massimo previsto dal DM 19/08/96 per sale da ballo e discoteche è pari a 1,2 persone/m2:
se V / n è minore o uguale a 15, Qope = Qop per cui il valore effettivo per il dimensionamento sarà 59,4 m3/h;
se V / n è maggiore o uguale 45, si applica il metodo di calcolo A;
se V / n è compreso tra 15 e 45, si applica il metodo di calcolo B.
Il metodo di calcolo A (evito di riportarlo! Vedi il testo della norma per la descrizione) prevede che il valore effettivo Qop diventi un valore minimo Qopmin, nel nostro caso pari a 8,5 l/s per persona (30,6 m3/h).
Il metodo di calcolo B permette di trovare il valore di Qope con una formula:
Qope = Qop + m (V / n – 15)
dove m è pari a (Qopmin – Qop) / (45 – 15)
cioè, nel nostro caso m = 59,4 + (30,6 – 59,4) / 30 = 1,02 (che possiamo considerare 1)
e quindi il valore effettivo per persona sarà Qope = 59,4 + 1 (V / n –15)
Non è finita, in quanto il valore trovato dovrà essere moltiplicato per un fattore correttivo che dipende dalla quota sul livello del mare (vedi Prospetto IV della norma). Comunque, per quote inferiori a 500 m s.l.m. il valore non cambia.
Controllato che la capienza indicata (1500 posti) corrisponda effettivamente al massimo indice di affollamento possibile (in questo caso, la superficie del locale a disposizione del pubblico dovrebbe essere di circa 1500 / 1,2 = 1250 m2), la portata MASSIMA complessiva dell'impianto dovrà essere tale da assicurare un ricambio con aria esterna pari a Qope x 1500.
Comunque, nel nostro caso, in funzione del rapporto tra volume del locale e indice di affollamento, la portata MASSIMA complessiva sarà obbligatoriamente compresa tra un massimo di 59,4 x 1500 = 89.100 m3/h (V / n minore o uguale a 15) e un minimo di 30,6 x 1500 = 45.900 m3/h (V / n maggiore o uguale di 45).
Dico MASSIMA perché, molto opportunamente, la norma UNI10339 consente di utilizzare “… un sistema manuale o automatico di controllo della portata di aria esterna immessa nei locali in funzione del numero di persone effettivamente presenti”.
Inoltre, per il rispetto del DM 19/08/96, (sintetizzo, vedi testo del DM) si dovrà essere certi che l’impianto di ventilazione sarà dotato di opportune serrande tagliafuoco e di spegnimento automatico del ventilatore, dispositivi che dovranno essere asserviti al sistema antincendio obbligatoriamente presente nel locale. Il riarmo del ventilatore dovrà essere obbligatoriamente manuale e non automatico.
Tralascio completamente gli aspetti del dimensionamento in base ai parametri termoigrometrici, che potrebbe portare a volumi di ricambio diversi, ma che, in ogni caso, non possono essere mai inferiori a quelli calcolati in base alle quote minime previste dalla UNI10339.
La norma UNI10339 deve essere osservata anche per quanto riguarda gli aspetti relativi alla corretta filtrazione dell’aria esterna e di ricircolo, secondo le indicazioni riportate nei prospetti V e VI (per sale da ballo e assimilabili devono essere usati filtri di classe da 3 a 5 nella configurazione prefiltro+filtro ad alta efficienza (praticamente si usano dei prefiltri di classe G3 o G4, seguiti da filtri di classe F5 o F6 secondo la classificazione della norma UNI EN 779, privilegiando l’adozione di filtri di tipo elettrostatico).
Per completezza, devo riportare che, nel prossimo futuro, questo metodo cambierà: infatti, si potranno utilizzare i criteri contenuti nella UNI EN 13779 (appena recepita e non ancora utilizzata perché non tradotta in italiano e perché prevede un sistema di accordo preventivo tra committente e progettista sulla qualità dell’aria desiderata, non ancora di uso comune) e nella nuova edizione della UNI10339, che sarà pubblicata verso la fine del 2007, che consentirà di modulare l’immissione di aria esterna in base al livello massimo consentito di inquinanti (CO2 ecc.) effettivamente presenti nell’ambiente (metodo prestazionale). Le classi di filtri da adottare saranno più elevate e soprattutto legate alla effettive concentrazioni esterne ed interne degli inquinanti.
Riferimenti:
1) DM 19/08/96 http://www.ctiaosta.it/818/dispense/Ing_Tonioli/tc_ps.pdf
2) esempio di scheda tecnica descrittiva da presentare all’ASL di competenza per l’approvazione dell’impianto (esempio della ASL 13 di Novara, sono comunque tutte sovrapponibili) http://www.comune.borgomanero.no.it/sportello_unico/procedimenti/mod_enti/Mod_imp_condiz.pdf
Stima della pressione esercitata dal vento
Paolo scrive:
D: Devo stimare la pressione esercitata dal vento su un edificio, come posso fare ?
R: Si tratta di un problema di fluidodinamica, che non è propriamente il mio forte... però ho trovato un link della Cornell University che spiega passo per passo il procedimento di calcolo:
http://instruct1.cit.cornell.edu/courses/arch264/cuhk/courseNotes/wind/wind.html
D: Devo stimare la pressione esercitata dal vento su un edificio, come posso fare ?
R: Si tratta di un problema di fluidodinamica, che non è propriamente il mio forte... però ho trovato un link della Cornell University che spiega passo per passo il procedimento di calcolo:
http://instruct1.cit.cornell.edu/courses/arch264/cuhk/courseNotes/wind/wind.html
venerdì 2 marzo 2007
Per una volta... parliamo di acqua
Laura scrive:
D: ho letto con interesse alcuni degli articoli pubblicati sul sito.
Volevo sapere se avete notizie anche sulla depurazione dell'acqua, poichè sono stata contattata da un venditore e ho bisogno di qualche informazione preliminare.
R: La depurazione dell’acqua rappresenta un argomento vastissimo: immagino però che il suo interesse riguardi la depurazione dell’acqua ad uso domestico, da parte di sistemi di filtrazione da applicare all’impianto idraulico di casa. E’ un settore molto controverso, ricco di offerte commerciali non sempre impeccabili dal punto di vista tecnico ed economico. C’è di tutto e di più: tenga presente che il problema principale è capire se veramente si ha la necessità di un depuratore d’acqua. Il venditore le dirà di sì, naturalmente, ma la risposta è quasi sempre no. L’acqua degli acquedotti civili è costantemente monitorata ed analizzata e, nella maggior parte dei casi, di qualità migliore rispetto a quella delle acque minerali in bottiglia (i limiti di legge per gli inquinanti sono più bassi per l’acqua potabile degli acquedotti). Quando la qualità dell’acqua è insufficiente, gli enti di gestione provvedono a filtrarla e a depurarla ben al di sotto dei limiti di legge. Ciò non toglie che a volte esistono dei problemi, specialmente nelle reti che servono piccoli paesi, oppure in zone adiacenti a potenziali fonti di inquinamento della falda, come industrie e campi coltivati, oppure nelle zone servite da piccoli pozzi privati. Se ha dei dubbi sulla qualità della propria acqua domestica, sappia che può chiedere un’analisi batteriologica e chimica di un campione presso la ASL di competenza, per una spesa che può variare da 60 a 200 euro, oppure presso laboratori privati (alcuni offrono un servizio via internet, ad es. http://www.pragmambiente.it/index.html?lang=it&target=d2.html. Per saperne di più sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano, le consiglio questo link http://www.biosan-lab.it/ANALISI%20ACQUA.htm (altro sito che offre, tra l’altro, un servizio di analisi dell’acqua). Se dovesse avere la necessità di installare dei filtri, tenga presente che una filtrazione troppo spinta è deleteria, in quanto toglie all’acqua anche le tracce di oligoelementi salutari. Niente impianti strani e costosissimi, ed affidarsi solo ed unicamente a grandi marchi conosciuti, che possono assicurare sempre l’indispensabile manutenzione e la fornitura dei ricambi: un filtro sporco ed intasato può peggiorare di molto la qualità dell’acqua, invece di migliorarla.
D: ho letto con interesse alcuni degli articoli pubblicati sul sito.
Volevo sapere se avete notizie anche sulla depurazione dell'acqua, poichè sono stata contattata da un venditore e ho bisogno di qualche informazione preliminare.
R: La depurazione dell’acqua rappresenta un argomento vastissimo: immagino però che il suo interesse riguardi la depurazione dell’acqua ad uso domestico, da parte di sistemi di filtrazione da applicare all’impianto idraulico di casa. E’ un settore molto controverso, ricco di offerte commerciali non sempre impeccabili dal punto di vista tecnico ed economico. C’è di tutto e di più: tenga presente che il problema principale è capire se veramente si ha la necessità di un depuratore d’acqua. Il venditore le dirà di sì, naturalmente, ma la risposta è quasi sempre no. L’acqua degli acquedotti civili è costantemente monitorata ed analizzata e, nella maggior parte dei casi, di qualità migliore rispetto a quella delle acque minerali in bottiglia (i limiti di legge per gli inquinanti sono più bassi per l’acqua potabile degli acquedotti). Quando la qualità dell’acqua è insufficiente, gli enti di gestione provvedono a filtrarla e a depurarla ben al di sotto dei limiti di legge. Ciò non toglie che a volte esistono dei problemi, specialmente nelle reti che servono piccoli paesi, oppure in zone adiacenti a potenziali fonti di inquinamento della falda, come industrie e campi coltivati, oppure nelle zone servite da piccoli pozzi privati. Se ha dei dubbi sulla qualità della propria acqua domestica, sappia che può chiedere un’analisi batteriologica e chimica di un campione presso la ASL di competenza, per una spesa che può variare da 60 a 200 euro, oppure presso laboratori privati (alcuni offrono un servizio via internet, ad es. http://www.pragmambiente.it/index.html?lang=it&target=d2.html. Per saperne di più sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano, le consiglio questo link http://www.biosan-lab.it/ANALISI%20ACQUA.htm (altro sito che offre, tra l’altro, un servizio di analisi dell’acqua). Se dovesse avere la necessità di installare dei filtri, tenga presente che una filtrazione troppo spinta è deleteria, in quanto toglie all’acqua anche le tracce di oligoelementi salutari. Niente impianti strani e costosissimi, ed affidarsi solo ed unicamente a grandi marchi conosciuti, che possono assicurare sempre l’indispensabile manutenzione e la fornitura dei ricambi: un filtro sporco ed intasato può peggiorare di molto la qualità dell’acqua, invece di migliorarla.
lunedì 26 febbraio 2007
Programmi di simulazione P.I.D.
Alvaro scrive:
D: da un po' di tempo sto cercando in rete un programma semplice per la simulazione di un anello chiuso (nell'ambito del controllo di processo),con parametri PID. Anche un semplice Excel, con relativo grafico, per simulare un generico loop di Temperatura o Portata. Sono arrivato al tuo sito ma non ho ancora trovato quel che volevo. Mi potresti aiutare a trovare qualcosa di simile?
R: prova questo link:
http://newton.ex.ac.uk/cgi-bin/metaform?http://newton.ex.ac.uk/teaching/CDHW/Feedback/OvSimForm-gen.html
è un simulatore on-line di un loop P.I.D. per il controllo di temperatura: dovrebbe esserti utile.
Prova anche questo programma free con manuale:
http://www.control.lth.se/education/interactive/PIDBasics.zip
C’è inoltre un software in versione demo disponibile a questo indirizzo:
http://members.aol.com/pidcontrol/software.html (la versione completa costa 15$)
Un software professionale è disponibile qui:
http://www.controlsoftinc.com/intune5.shtml (compilando un form è possibile accedere ad una versione trial)
D: da un po' di tempo sto cercando in rete un programma semplice per la simulazione di un anello chiuso (nell'ambito del controllo di processo),con parametri PID. Anche un semplice Excel, con relativo grafico, per simulare un generico loop di Temperatura o Portata. Sono arrivato al tuo sito ma non ho ancora trovato quel che volevo. Mi potresti aiutare a trovare qualcosa di simile?
R: prova questo link:
http://newton.ex.ac.uk/cgi-bin/metaform?http://newton.ex.ac.uk/teaching/CDHW/Feedback/OvSimForm-gen.html
è un simulatore on-line di un loop P.I.D. per il controllo di temperatura: dovrebbe esserti utile.
Prova anche questo programma free con manuale:
http://www.control.lth.se/education/interactive/PIDBasics.zip
C’è inoltre un software in versione demo disponibile a questo indirizzo:
http://members.aol.com/pidcontrol/software.html (la versione completa costa 15$)
Un software professionale è disponibile qui:
http://www.controlsoftinc.com/intune5.shtml (compilando un form è possibile accedere ad una versione trial)
Dubbi su IAQ e ionizzazione dell'aria 3
Sempre Marco:
D: E se io mettessi uno ionizzatore vicino ad un gruppo di piante, sarebbe salutare per un ambiente come l’ufficio?
R: se non c’è pulviscolo nell’aria, sarebbe salutare sia per lei che per le piante, altrimenti, ne soffrireste entrambi per lo strato di polveri che vi ricoprirebbe !
D: E le piante influiscono anche loro sull’equilibrio ionico dell’aria emettendo ioni negativi o positivi?
R: tutte le piante traspirano, essendo esseri viventi dotati di un metabolismo: emettono in continuazione sostanze gassose, sostanze volatili e vapore acqueo. La quantità e la qualità di queste sostanze variano moltissimo a seconda delle piante coinvolte, dell’ambiente in cui sono collocate e delle condizioni climatiche (temperatura e umidità relativa) e temporali (ciclo notte/giorno, stagioni). Se la superficie fogliare è dotata di un campo elettrostatico, è possibile che queste sostanze siano emesse in forma ionizzata. Questo fenomeno dovrebbe essere più evidente nelle piante dotate di foglie che terminano con spine acuminate. In ogni caso, il loro contributo all’equilibrio ionico è limitato: gli ioni emessi sono rilevabili, ma troppo pochi per essere misurati efficacemente. Non sono a conoscenza di un lavoro scientifico che riporti la misura della ionizzazione prodotta dalle piante.
D: E una camera da letto è considerato un ambiente con aria sufficientemente pulita?
R: dipende da molti fattori, è difficile prevederlo senza strumenti: ma lei uno strumento lo ha, cioè lo ionizzatore. Se passa un dito su una superficie vicina allo ionizzatore se ne accorgerà subito…
D: Le piante sono utili quindi anche per umidificare l’aria trattata dai condizionatori estivi?
R: alcune piante sono abbastanza efficaci come umidificatori (ammesso che ci si ricordi di innaffiarle regolarmente, altrimenti la produzione di vapore acqueo viene ridotta il più possibile) ma, naturalmente, tutto è relativo… dipende quali piante e quante sono, e quanto è grande l’ambiente, quanto potente è il condizionatore… ecc. ecc. Può anche succedere che il condizionatore riesca a disidratare le piante… anche loro possono soffrire ed ammalarsi per colpa di un condizionamento dell’aria sbagliato.
D: negli scambi gassosi a livello degli alveoli polmonare possono essere coinvolti sia i piccoli ioni , sia i grandi ioni e sia i clusters, oppure questi ultimi per la loro grandezza sono esclusi?
R: tutte le particelle sotto i 6 micron formano la cosiddetta frazione respirabile delle polveri, in grado di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Anche gli ioni più grossi sono enormemente più piccoli di 6 micron (siamo nell’ordine dei milionesimi di millimetro, anziché dei millesimi), quindi tutti gli ioni sono potenzialmente in grado di raggiungere gli alveoli polmonari. Il problema è un altro: gli ioni gassosi respirati, come tali, hanno una vita brevissima, e cedono la loro carica elettrica alle particelle con cui entrano in collisione, ionizzandole, aggregandole tra loro e facendole precipitare più o meno profondamente sulle superfici del sistema respiratorio, a seconda della massa dell’aggregato che si forma (più è grosso, prima precipita). Il risultato è che, grandi o piccoli che siano, gli ioni vengono tutti consumati in questo processo di precipitazione delle particelle. E’ proprio così che funzionano i filtri elettrostatici: l’aria viene fatta passare in una barriera di ionizzazione, dove gli ioni caricano elettrostaticamente le polveri e le fanno precipitare. All’uscita del filtro, l’aria si trova priva di particelle ma anche di ioni, in condizioni di neutralità elettrica. Per questo motivo, se l’aria non è più che pulita, di ioni a livello alveolare proprio non ne arrivano… né grandi, né piccoli.
D: Infine è utile posizionare uno ionizzatore in auto per chi guida molto?
R: in genere, l’abitacolo di una automobile è un pessimo ambiente per quanto riguarda la concentrazione delle polveri, che raggiungono, nel traffico urbano, dei valori elevatissimi: la cosa migliore da fare è impedire che le polveri entrino nell’abitacolo, installando dei filtri particolarmente efficaci sulla presa dell’aria esterna di ventilazione. Dopo, potrà pensare di usare uno ionizzatore nell’abitacolo, tenendo presente che gran parte degli ioni negativi verrà comunque neutralizzata dalle forti cariche positive che si formano sui cristalli per effetto dello sfregamento dell’aria e sui sedili per lo sfregamento dei tessuti. Non le resta che provare: se installando uno ionizzatore in macchina, in breve tempo il parabrezza si ricopre internamente di sporcizia, vuol dire che nell’abitacolo c’è troppa polvere per potere usare efficacemente l’apparecchio. Quello che succede al parabrezza succede anche alla faccia del guidatore: per scoprirlo è sufficiente sfregarsi la faccia con un fazzoletto pulito dopo un po’ di tempo passato nel traffico con lo ionizzatore acceso. Detto questo, è vero che una corretta ionizzazione in auto migliora l’attenzione alla guida, allontana i colpi di sonno e rende l’ambiente più confortevole, ma non nella misura decantata dalla pubblicità dei venditori. Tenga presente che gli ionizzatori sono stati testati più volte da tutti i grandi produttori di automobili, a partire dagli anni ’60 in poi: nessuno ha riscontrato un rapporto costo/benefici tale da consigliarne l’installazione di serie. Forse, in futuro…
D: Comunque sto riscontrando che per l’argomento della ionizzazione dell’aria c’è ancora molto da scoprire e ci sono pareri discordanti tra voi ricercatori...
R: è necessario distinguere i pareri dai fatti: i pareri sono opinabili, ma i fatti, se dimostrati sperimentalmente, sono incontrovertibili. La ionizzazione dell’aria ed i suoi effetti fanno parte dei fenomeni fisici, non delle speculazioni filosofiche. Una regola generale da seguire è che quello che c’è scritto su un volantino, sulla scatola di un prodotto o su un sito Internet commerciale non è una buona fonte di informazione. Anche quello che io le sto scrivendo ora potrebbe essere non attendibile… la Rete è piena di ciarlatani, furbacchioni e di sedicenti “esperti”. Non ho modo di provarle l’esattezza di quello che le scrivo, se non quello di invitarla ad informarsi sull’argomento da più fonti possibili, senza fidarsi ciecamente di nessuno, specialmente di chi vuole venderle qualcosa…
Le suggerisco una soluzione per evitare guai utilizzando lo ionizzatore con aria non perfettamente pulita: durante il funzionamento, lo tenga appoggiato su un foglio di alluminio per alimenti (tipo domopack alluminio, per intenderci), più grande dell’apparecchio almeno una decina di centimetri per lato (un po’ di più sul lato dove sono presenti gli aghetti, circa una quindicina di centimetri). Il foglio deve essere messo “a terra” (niente collegamenti elettrici, è sufficiente che sia appoggiato su un mobile o un tavolo in legno o metallo (no plastica o vetro, no piedini in gomma) a sua volta appoggiato su un pavimento in piastrelle (no tappeti o moquette). Vedrà che il foglio si sporcherà in modo notevolissimo in un tempo più o meno lungo a seconda della quantità di polveri che c’è nell’aria. Quando il foglio sarà completamente annerito, non dovrà fare altro che appallottolarlo e buttarlo nella pattumiera, sostituendolo con uno nuovo. In questo modo, le particelle elettrizzate non andranno più in giro a fare danni ma precipiteranno preferibilmente sul foglio.
Quando l’aria sarà abbastanza ripulita, gli ioni non saranno più consumati dalla precipitazione delle polveri e saranno liberi di diffondersi nell’aria dell’ambiente, e potrà quindi goderne gli indubbi benefici senza rischi.
D: E se io mettessi uno ionizzatore vicino ad un gruppo di piante, sarebbe salutare per un ambiente come l’ufficio?
R: se non c’è pulviscolo nell’aria, sarebbe salutare sia per lei che per le piante, altrimenti, ne soffrireste entrambi per lo strato di polveri che vi ricoprirebbe !
D: E le piante influiscono anche loro sull’equilibrio ionico dell’aria emettendo ioni negativi o positivi?
R: tutte le piante traspirano, essendo esseri viventi dotati di un metabolismo: emettono in continuazione sostanze gassose, sostanze volatili e vapore acqueo. La quantità e la qualità di queste sostanze variano moltissimo a seconda delle piante coinvolte, dell’ambiente in cui sono collocate e delle condizioni climatiche (temperatura e umidità relativa) e temporali (ciclo notte/giorno, stagioni). Se la superficie fogliare è dotata di un campo elettrostatico, è possibile che queste sostanze siano emesse in forma ionizzata. Questo fenomeno dovrebbe essere più evidente nelle piante dotate di foglie che terminano con spine acuminate. In ogni caso, il loro contributo all’equilibrio ionico è limitato: gli ioni emessi sono rilevabili, ma troppo pochi per essere misurati efficacemente. Non sono a conoscenza di un lavoro scientifico che riporti la misura della ionizzazione prodotta dalle piante.
D: E una camera da letto è considerato un ambiente con aria sufficientemente pulita?
R: dipende da molti fattori, è difficile prevederlo senza strumenti: ma lei uno strumento lo ha, cioè lo ionizzatore. Se passa un dito su una superficie vicina allo ionizzatore se ne accorgerà subito…
D: Le piante sono utili quindi anche per umidificare l’aria trattata dai condizionatori estivi?
R: alcune piante sono abbastanza efficaci come umidificatori (ammesso che ci si ricordi di innaffiarle regolarmente, altrimenti la produzione di vapore acqueo viene ridotta il più possibile) ma, naturalmente, tutto è relativo… dipende quali piante e quante sono, e quanto è grande l’ambiente, quanto potente è il condizionatore… ecc. ecc. Può anche succedere che il condizionatore riesca a disidratare le piante… anche loro possono soffrire ed ammalarsi per colpa di un condizionamento dell’aria sbagliato.
D: negli scambi gassosi a livello degli alveoli polmonare possono essere coinvolti sia i piccoli ioni , sia i grandi ioni e sia i clusters, oppure questi ultimi per la loro grandezza sono esclusi?
R: tutte le particelle sotto i 6 micron formano la cosiddetta frazione respirabile delle polveri, in grado di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Anche gli ioni più grossi sono enormemente più piccoli di 6 micron (siamo nell’ordine dei milionesimi di millimetro, anziché dei millesimi), quindi tutti gli ioni sono potenzialmente in grado di raggiungere gli alveoli polmonari. Il problema è un altro: gli ioni gassosi respirati, come tali, hanno una vita brevissima, e cedono la loro carica elettrica alle particelle con cui entrano in collisione, ionizzandole, aggregandole tra loro e facendole precipitare più o meno profondamente sulle superfici del sistema respiratorio, a seconda della massa dell’aggregato che si forma (più è grosso, prima precipita). Il risultato è che, grandi o piccoli che siano, gli ioni vengono tutti consumati in questo processo di precipitazione delle particelle. E’ proprio così che funzionano i filtri elettrostatici: l’aria viene fatta passare in una barriera di ionizzazione, dove gli ioni caricano elettrostaticamente le polveri e le fanno precipitare. All’uscita del filtro, l’aria si trova priva di particelle ma anche di ioni, in condizioni di neutralità elettrica. Per questo motivo, se l’aria non è più che pulita, di ioni a livello alveolare proprio non ne arrivano… né grandi, né piccoli.
D: Infine è utile posizionare uno ionizzatore in auto per chi guida molto?
R: in genere, l’abitacolo di una automobile è un pessimo ambiente per quanto riguarda la concentrazione delle polveri, che raggiungono, nel traffico urbano, dei valori elevatissimi: la cosa migliore da fare è impedire che le polveri entrino nell’abitacolo, installando dei filtri particolarmente efficaci sulla presa dell’aria esterna di ventilazione. Dopo, potrà pensare di usare uno ionizzatore nell’abitacolo, tenendo presente che gran parte degli ioni negativi verrà comunque neutralizzata dalle forti cariche positive che si formano sui cristalli per effetto dello sfregamento dell’aria e sui sedili per lo sfregamento dei tessuti. Non le resta che provare: se installando uno ionizzatore in macchina, in breve tempo il parabrezza si ricopre internamente di sporcizia, vuol dire che nell’abitacolo c’è troppa polvere per potere usare efficacemente l’apparecchio. Quello che succede al parabrezza succede anche alla faccia del guidatore: per scoprirlo è sufficiente sfregarsi la faccia con un fazzoletto pulito dopo un po’ di tempo passato nel traffico con lo ionizzatore acceso. Detto questo, è vero che una corretta ionizzazione in auto migliora l’attenzione alla guida, allontana i colpi di sonno e rende l’ambiente più confortevole, ma non nella misura decantata dalla pubblicità dei venditori. Tenga presente che gli ionizzatori sono stati testati più volte da tutti i grandi produttori di automobili, a partire dagli anni ’60 in poi: nessuno ha riscontrato un rapporto costo/benefici tale da consigliarne l’installazione di serie. Forse, in futuro…
D: Comunque sto riscontrando che per l’argomento della ionizzazione dell’aria c’è ancora molto da scoprire e ci sono pareri discordanti tra voi ricercatori...
R: è necessario distinguere i pareri dai fatti: i pareri sono opinabili, ma i fatti, se dimostrati sperimentalmente, sono incontrovertibili. La ionizzazione dell’aria ed i suoi effetti fanno parte dei fenomeni fisici, non delle speculazioni filosofiche. Una regola generale da seguire è che quello che c’è scritto su un volantino, sulla scatola di un prodotto o su un sito Internet commerciale non è una buona fonte di informazione. Anche quello che io le sto scrivendo ora potrebbe essere non attendibile… la Rete è piena di ciarlatani, furbacchioni e di sedicenti “esperti”. Non ho modo di provarle l’esattezza di quello che le scrivo, se non quello di invitarla ad informarsi sull’argomento da più fonti possibili, senza fidarsi ciecamente di nessuno, specialmente di chi vuole venderle qualcosa…
Le suggerisco una soluzione per evitare guai utilizzando lo ionizzatore con aria non perfettamente pulita: durante il funzionamento, lo tenga appoggiato su un foglio di alluminio per alimenti (tipo domopack alluminio, per intenderci), più grande dell’apparecchio almeno una decina di centimetri per lato (un po’ di più sul lato dove sono presenti gli aghetti, circa una quindicina di centimetri). Il foglio deve essere messo “a terra” (niente collegamenti elettrici, è sufficiente che sia appoggiato su un mobile o un tavolo in legno o metallo (no plastica o vetro, no piedini in gomma) a sua volta appoggiato su un pavimento in piastrelle (no tappeti o moquette). Vedrà che il foglio si sporcherà in modo notevolissimo in un tempo più o meno lungo a seconda della quantità di polveri che c’è nell’aria. Quando il foglio sarà completamente annerito, non dovrà fare altro che appallottolarlo e buttarlo nella pattumiera, sostituendolo con uno nuovo. In questo modo, le particelle elettrizzate non andranno più in giro a fare danni ma precipiteranno preferibilmente sul foglio.
Quando l’aria sarà abbastanza ripulita, gli ioni non saranno più consumati dalla precipitazione delle polveri e saranno liberi di diffondersi nell’aria dell’ambiente, e potrà quindi goderne gli indubbi benefici senza rischi.
Dubbi su IAQ e ionizzazione dell'aria 2
Ancora Marco:
D: quindi l’AR112N è preciso, ma i cosiddetti VOC possono essere emanati da un impianto di condizionamento aria non ben pulito?
R: i VOC possono derivare da moltissime fonti ambientali, principalmente da prodotti chimici utilizzati sia internamente che esternamente all’ambiente. Alcuni VOC possono essere rilasciati da colonie batteriche e/o fungine che si possono sviluppare in condotte d’aria poco pulite.
D: L’AR112N rileva anche le polveri sottili circolanti nell’aria?
R: L’AR112N è parzialmente in grado di rilevare la presenza di micropolveri, ma la misura non è precisa e sufficientemente sensibile (il sensore di cui è dotato è particolarmente sensibile agli idrocarburi e al monossido di carbonio. Per rilevare efficacemente le polveri, è necessario aspirare attivamente con una piccola pompa l’aria all’interno di una camera di prova dove è installato un sensore ottico laser o a infrarossi oppure un sensore triboelettrico. Per quanto ne so, attualmente non esistono in commercio sul nostro mercato apparecchi per uso non professionale dotati di un sensore specifico per micropolveri (esistono però sul mercato giapponese).
D: Infine esistono ioni negativi ingeribili per l’organismo (prodotti in natura, esempio da un temporale o da una cascata ) e ioni negativi che per la loro grandezza e origine non entrano in circolo nel sangue e che servono per abbattere polveri e pollini, ecc. (ioni prodotti dai normali purificatori d’aria)?
R: Gli ioni negativi prodotti artificialmente possono essere di vario tipo, a seconda di come vengono prodotti e della qualità dell’aria ambientale in cui vengono prodotti, in modo esattamente sovrapponibile agli ioni prodotti in natura. Esistono piccoli ioni, grandi ioni (aggregati di ioni) e clusters, che sono dei grandi aggregati di ioni contenenti molecole fortemente reattive nei confronti degli inquinanti.
D: Le chiedo questo perché un paio di mesi fa ho acquistato per 360 euro lo ionizzatore brevettato Xxxxx, unico al mondo in grado di generare piccoli ioni assimilabili dall’organismo con determinate frequenze impostabili. Esso è dotato di un micro-processore e gli aghi emettitori, fatti di una particolare lega, dovevano essere sostituiti dopo 1200 ore di utilizzo, è in grado di ionizzare efficacemente un ambiente di 30 m cubi. Lei cosa ne pensa? E’ veramente salutare utilizzare uno ionizzatore di questo tipo o ionizzare un ambiente senza prima eliminare gran parte del particolato sospeso, tramite purificatori d’aria, risulta più dannoso che utile? Non rischia di sbilanciare troppo l’equilibrio elettrico dell’aria a favore di ioni negativi, facendola risultare dannosa? O l’apporto che da’ questo strumento è trascurabile e insignificante in piccoli e grandi ambienti indoor per cui la cifra che ho speso è ingiustificata?
R: ionizzare in aria non pulita non è mai salutare: gli ionizzatori non sono dei purificatori d’aria, ma dei complementi ad un’azione di purificazione che deve essere effettuata precedentemente, sequestrando gli inquinanti dall’ambiente. Le particelle di sporco ionizzate aderiscono infatti tenacemente a tutte le superfici nelle vicinanze dello ionizzatore e, cosa assai più grave, se respirate, anche all’epitelio dell’apparato respiratorio, causando danni più gravi rispetto alle particelle non ionizzate (tanto è vero, che nelle stazioni termali si eseguono inalazioni con aerosol ionizzati per rendere l’assorbimento dei farmaci inalati molto più efficace, ed è un trattamento che si esegue con aria perfettamente prefiltrata). Usare uno ionizzatore negativo è utile e salutare solo in aria pulita. Altrimenti, tutto quello che si ottiene è di fare una bella verniciatura elettrostatica tutt’intorno e sulla propria pelle, congiuntiva, gola, trachea, ecc. In modo appropriato, lo ionizzatore dovrebbe invece essere usato all’interno delle condotte dell’aria condizionata, in modo che le particelle precipitino sulle pareti della conduttura, da dove non si potranno più staccare se non durante gli interventi di pulizia periodica. I costruttori di ionizzatori che trascurano di avvertire i propri clienti su questi aspetti o non sanno quello che producono o, peggio ancora, lo sanno ma fanno finta di nulla, sperando di farla franca. Difficilmente uno ionizzatore ambientale può produrre una quantità di ioni negativi che risulti avvertibile come fastidiosa o dannosa. Alcune persone particolarmente sensibili possono avvertire la presenza di una elevata concentrazione di anioni ma, in genere, si tratta solo di sensazioni di freschezza ed apparente “leggerezza” dell’aria. Se l’aria del suo ambiente non è sufficientemente pulita, è meglio circondarsi di belle piante verdi piuttosto che usare lo ionizzatore: se invece l’aria è sufficientemente pulita (una situazione molto difficile da trovare…) allora potrà trarre giovamento da uno ionizzatore negativo posto nelle vicinanze, anche se l’ambiente è piuttosto grande. Naturalmente il raggio d’azione dell’apparecchio sarà molto limitato, perché comunque non sarà in grado di influire sulla concentrazione ionica di tutto l’ambiente.
D: I condizionatori estivi in che modo alterano l’aria? La rendono più umida e carica di ioni positivi? In che modo l’aria viene raffreddata? Come le ho scritto nella prima e-mail difficilmente tollero questo tipo d’aria, mi rende nervoso e improduttivo, come mai?
R: I condizionatori estivi raffreddano l’aria per mezzo di un circuito con gas frigogeno, compressore e scambiatore di calore, proprio come avviene in un comune frigorifero. Attraverso questo trattamento, l’aria viene anche deumidificata (diventa molto più secca), perché viene condensato gran parte del vapore acqueo che si trova in sospensione (avrà notato che i condizionatori producono una grande quantità di acqua di condensa). Anche i deumidificatori funzionano così, solo che l’aria è restituita alla stessa temperatura, perché dopo essere stata raffreddata, è riscaldata da una seconda batteria termica, che nei normali condizionatori estivi riscalda invece l’aria esterna o comunque espulsa all’esterno.
Alcune persone sono molto sensibili all’aria troppo secca e troppo fredda prodotta dai condizionatori estivi, molto spesso anche perché il condizionatore non è stato dimensionato ed installato in modo appropriato (il flusso d’aria in uscita deve miscelarsi accuratamente con l’aria dell’ambiente prima di venire a contatto delle persone, inoltre si deve provvedere, come si fa d’inverno, a correggere adeguatamente il tasso di umidità relativa). Per di più, un’umidità troppo scarsa dell’aria in uscita dall’apparecchio, può facilitare la formazione di ioni positivi per sfregamento contro le pareti interne del condizionatore e le superfici dell’ambiente. In genere però, la maggior parte dei malesseri deriva dalla scarsa umidità e dall’aria troppo fredda. Se l’interno del condizionatore non è pulito regolarmente, specialmente nella zona di raccolta della condensa, si possono correre gravi rischi di formazione di colonie di Legionella, un batterio causa di gravi polmoniti (legionellosi o malattia del legionario, un morbo molto più diffuso di quanto si creda, in quanto nelle forme meno gravi, è spesso confuso con altre malattie da raffreddamento).
D: quindi l’AR112N è preciso, ma i cosiddetti VOC possono essere emanati da un impianto di condizionamento aria non ben pulito?
R: i VOC possono derivare da moltissime fonti ambientali, principalmente da prodotti chimici utilizzati sia internamente che esternamente all’ambiente. Alcuni VOC possono essere rilasciati da colonie batteriche e/o fungine che si possono sviluppare in condotte d’aria poco pulite.
D: L’AR112N rileva anche le polveri sottili circolanti nell’aria?
R: L’AR112N è parzialmente in grado di rilevare la presenza di micropolveri, ma la misura non è precisa e sufficientemente sensibile (il sensore di cui è dotato è particolarmente sensibile agli idrocarburi e al monossido di carbonio. Per rilevare efficacemente le polveri, è necessario aspirare attivamente con una piccola pompa l’aria all’interno di una camera di prova dove è installato un sensore ottico laser o a infrarossi oppure un sensore triboelettrico. Per quanto ne so, attualmente non esistono in commercio sul nostro mercato apparecchi per uso non professionale dotati di un sensore specifico per micropolveri (esistono però sul mercato giapponese).
D: Infine esistono ioni negativi ingeribili per l’organismo (prodotti in natura, esempio da un temporale o da una cascata ) e ioni negativi che per la loro grandezza e origine non entrano in circolo nel sangue e che servono per abbattere polveri e pollini, ecc. (ioni prodotti dai normali purificatori d’aria)?
R: Gli ioni negativi prodotti artificialmente possono essere di vario tipo, a seconda di come vengono prodotti e della qualità dell’aria ambientale in cui vengono prodotti, in modo esattamente sovrapponibile agli ioni prodotti in natura. Esistono piccoli ioni, grandi ioni (aggregati di ioni) e clusters, che sono dei grandi aggregati di ioni contenenti molecole fortemente reattive nei confronti degli inquinanti.
D: Le chiedo questo perché un paio di mesi fa ho acquistato per 360 euro lo ionizzatore brevettato Xxxxx, unico al mondo in grado di generare piccoli ioni assimilabili dall’organismo con determinate frequenze impostabili. Esso è dotato di un micro-processore e gli aghi emettitori, fatti di una particolare lega, dovevano essere sostituiti dopo 1200 ore di utilizzo, è in grado di ionizzare efficacemente un ambiente di 30 m cubi. Lei cosa ne pensa? E’ veramente salutare utilizzare uno ionizzatore di questo tipo o ionizzare un ambiente senza prima eliminare gran parte del particolato sospeso, tramite purificatori d’aria, risulta più dannoso che utile? Non rischia di sbilanciare troppo l’equilibrio elettrico dell’aria a favore di ioni negativi, facendola risultare dannosa? O l’apporto che da’ questo strumento è trascurabile e insignificante in piccoli e grandi ambienti indoor per cui la cifra che ho speso è ingiustificata?
R: ionizzare in aria non pulita non è mai salutare: gli ionizzatori non sono dei purificatori d’aria, ma dei complementi ad un’azione di purificazione che deve essere effettuata precedentemente, sequestrando gli inquinanti dall’ambiente. Le particelle di sporco ionizzate aderiscono infatti tenacemente a tutte le superfici nelle vicinanze dello ionizzatore e, cosa assai più grave, se respirate, anche all’epitelio dell’apparato respiratorio, causando danni più gravi rispetto alle particelle non ionizzate (tanto è vero, che nelle stazioni termali si eseguono inalazioni con aerosol ionizzati per rendere l’assorbimento dei farmaci inalati molto più efficace, ed è un trattamento che si esegue con aria perfettamente prefiltrata). Usare uno ionizzatore negativo è utile e salutare solo in aria pulita. Altrimenti, tutto quello che si ottiene è di fare una bella verniciatura elettrostatica tutt’intorno e sulla propria pelle, congiuntiva, gola, trachea, ecc. In modo appropriato, lo ionizzatore dovrebbe invece essere usato all’interno delle condotte dell’aria condizionata, in modo che le particelle precipitino sulle pareti della conduttura, da dove non si potranno più staccare se non durante gli interventi di pulizia periodica. I costruttori di ionizzatori che trascurano di avvertire i propri clienti su questi aspetti o non sanno quello che producono o, peggio ancora, lo sanno ma fanno finta di nulla, sperando di farla franca. Difficilmente uno ionizzatore ambientale può produrre una quantità di ioni negativi che risulti avvertibile come fastidiosa o dannosa. Alcune persone particolarmente sensibili possono avvertire la presenza di una elevata concentrazione di anioni ma, in genere, si tratta solo di sensazioni di freschezza ed apparente “leggerezza” dell’aria. Se l’aria del suo ambiente non è sufficientemente pulita, è meglio circondarsi di belle piante verdi piuttosto che usare lo ionizzatore: se invece l’aria è sufficientemente pulita (una situazione molto difficile da trovare…) allora potrà trarre giovamento da uno ionizzatore negativo posto nelle vicinanze, anche se l’ambiente è piuttosto grande. Naturalmente il raggio d’azione dell’apparecchio sarà molto limitato, perché comunque non sarà in grado di influire sulla concentrazione ionica di tutto l’ambiente.
D: I condizionatori estivi in che modo alterano l’aria? La rendono più umida e carica di ioni positivi? In che modo l’aria viene raffreddata? Come le ho scritto nella prima e-mail difficilmente tollero questo tipo d’aria, mi rende nervoso e improduttivo, come mai?
R: I condizionatori estivi raffreddano l’aria per mezzo di un circuito con gas frigogeno, compressore e scambiatore di calore, proprio come avviene in un comune frigorifero. Attraverso questo trattamento, l’aria viene anche deumidificata (diventa molto più secca), perché viene condensato gran parte del vapore acqueo che si trova in sospensione (avrà notato che i condizionatori producono una grande quantità di acqua di condensa). Anche i deumidificatori funzionano così, solo che l’aria è restituita alla stessa temperatura, perché dopo essere stata raffreddata, è riscaldata da una seconda batteria termica, che nei normali condizionatori estivi riscalda invece l’aria esterna o comunque espulsa all’esterno.
Alcune persone sono molto sensibili all’aria troppo secca e troppo fredda prodotta dai condizionatori estivi, molto spesso anche perché il condizionatore non è stato dimensionato ed installato in modo appropriato (il flusso d’aria in uscita deve miscelarsi accuratamente con l’aria dell’ambiente prima di venire a contatto delle persone, inoltre si deve provvedere, come si fa d’inverno, a correggere adeguatamente il tasso di umidità relativa). Per di più, un’umidità troppo scarsa dell’aria in uscita dall’apparecchio, può facilitare la formazione di ioni positivi per sfregamento contro le pareti interne del condizionatore e le superfici dell’ambiente. In genere però, la maggior parte dei malesseri deriva dalla scarsa umidità e dall’aria troppo fredda. Se l’interno del condizionatore non è pulito regolarmente, specialmente nella zona di raccolta della condensa, si possono correre gravi rischi di formazione di colonie di Legionella, un batterio causa di gravi polmoniti (legionellosi o malattia del legionario, un morbo molto più diffuso di quanto si creda, in quanto nelle forme meno gravi, è spesso confuso con altre malattie da raffreddamento).
Dubbi su Indoor Air Quality e ionizzazione dell'aria 1
Marco scrive:
D: Io sono un ragazzo molto sensibile all’inquinamento d’ufficio, e oltre al livello di ossigenazione dell’aria sono molto sensibile al suo all’equilibrio ionico. Per cui è da un po’ che mi documento e brevemente, come lei meglio sa, ho concluso che la situazione ottimale in cui lavorare prevede una temperatura di20 °C , un’umidità relativa al 40-60% e 1000 ioni negativi e 800 ioni positivi per cm cubo.
Da anni lavoro in un ufficio da solo con un ventilconvettore ed una finestra. Per cui tengo sempre spento sia d’estate che d’invero il ventilconvettore e apro la finestra all’occorrenza. Odio profondamente l’aria viziata da qualsiasi impianto di condizionamento aria: l’unico che tollero è quello ad irradiamento praticabile esclusivamente all’interno delle mura domestiche. Ho già verificato sulla mia pelle che lavorare in un ufficio con condizionatore acceso mi rende nervoso e molto irritabile.
Ora sono molto in ansia perché dovrò andare a lavorare in una normale filiale bancaria, e quindi in un grande open space, lontano da finestre, in un luogo in cui non sono io a gestire l’aria che respiro. A parte prendere un paio di piantine da ufficio le volevo chiedere le misure che posso adottare per poter lavorare in qualsiasi ufficio in modo sereno e rilassato, senza dovermi alzare per andare a respirare aria fresca in bagno ogni ora, inoltre le chiedo:
- consiglio su un apparecchio affidabile con costo abbordabile in grado di monitorare l’IAQ. Ero intenzionato ad acquistare l’AR112N dell’Xxxxxx che misura temperatura umidità e i VOC;
- le chiedevo se conosce e ritiene validi i purificatori d’aria di ultima generazione della Xxxx aventi il sistema brevettato plasmacluster, aventi il controllo automatico di bilanciamento ioni;
- l’aria che circola negli impianti di condizionamento e ventilazione d’aria, anche se proviene in maggioranza dall’esterno, non si carica di ioni positivi, sfregando contro le pareti dei condotti, e perde ossigeno e quindi le sue proprietà salutari???
R: Un impianto di condizionamento d’aria ben progettato, di per sé, in genere non può arrecare fastidio più di tanto: il problema più grave è che, molto spesso, non viene effettuata una regolare manutenzione. La grande maggioranza dei disturbi correlati alla cosiddetta “Sick Building Sindrome” o sindrome dell’edificio malato, sono legati alla diffusione delle polveri e dei microrganismi che si accumulano nelle condotte e sui filtri dell’impianto. Nel nuovo ufficio dove andrà a lavorare, sicuramente esisterà un responsabile della sicurezza, nominato secondo quanto prevede il D.Lgsl. 626: a questo responsabile, se sarà il caso, andrà richiesto di controllare lo stato di pulizia dell’impianto. Per quanto riguarda la ionizzazione dell’aria, è vero che nella maggior parte dei casi l’aria si ionizza positivamente scorrendo nelle condotte e sulle superfici (ciò non provoca comunque alcuna variazione nel contenuto di ossigeno). Su questo fenomeno ha una grande influenza il valore di umidità relativa: se l’umidità rimane superiore al 40% il fenomeno è trascurabile. Può diventare fastidioso, tanto più quanto l’ambiente diviene meno umido (un problema tipicamente invernale, quando si ventila con aria riscaldata). In questo caso, però, i malesseri sono provocati soprattutto dall’umidità troppo bassa, e l’eccesso di ionizzazione positiva non fa che aggravarli. In questi casi, un buon umidificatore rappresenta il migliore rimedio.
Il monitor di qualità dell’aria AR112N della Xxxxxx è un buon apparecchio (ne ho uno in ufficio da anni e funziona molto bene). Altrettanto buoni sono i depuratori Xxxxx dotati di sistema Plasmacluster (tenga però presente che il loro impiego in un ambiente molto ampio come un ufficio open-space potrebbe essere del tutto inefficace: i depuratori devono lavorare in un ambiente di dimensioni proporzionate alla loro portata, in modo che possano trattare un certo numero di ricambi/ora. Per avere qualche effetto in un grande ambiente si dovrebbero installare molti depuratori, e comunque il loro rendimento sarebbe scarso per insufficiente efficienza di ventilazione (la capacità di trattare l’aria in un determinato volume dipende molto dal tipo di circolazione d’aria che l’apparecchio è in grado di sviluppare: se le pareti sono lontane, la circolazione d’aria è molto meno efficiente).
Non sia troppo prevenuto nell’affrontare il nuovo ambiente, non è detto che sia per forza poco accogliente dal punto di vista della qualità dell’aria… deve fare più che altro attenzione al valore di umidità relativa e al ricambio con aria esterna, che sono i fattori che più possono compromettere il comfort ambientale. Circondarsi di piante è senz’altro un ottimo rimedio, specialmente scegliendo delle specie che posseggono la capacità di abbattere gli inquinanti e di migliorare l’umidità e la ionizzazione ambientale, vedi http://www.dottorperuginibilli.it/index.php?option=com_content&task=view&id=92&Itemid=134&limit=1&limitstart=1. La mie preferite sono la Sansevieria e il Chrysalidocarpus…
D: Io sono un ragazzo molto sensibile all’inquinamento d’ufficio, e oltre al livello di ossigenazione dell’aria sono molto sensibile al suo all’equilibrio ionico. Per cui è da un po’ che mi documento e brevemente, come lei meglio sa, ho concluso che la situazione ottimale in cui lavorare prevede una temperatura di
Da anni lavoro in un ufficio da solo con un ventilconvettore ed una finestra. Per cui tengo sempre spento sia d’estate che d’invero il ventilconvettore e apro la finestra all’occorrenza. Odio profondamente l’aria viziata da qualsiasi impianto di condizionamento aria: l’unico che tollero è quello ad irradiamento praticabile esclusivamente all’interno delle mura domestiche. Ho già verificato sulla mia pelle che lavorare in un ufficio con condizionatore acceso mi rende nervoso e molto irritabile.
Ora sono molto in ansia perché dovrò andare a lavorare in una normale filiale bancaria, e quindi in un grande open space, lontano da finestre, in un luogo in cui non sono io a gestire l’aria che respiro. A parte prendere un paio di piantine da ufficio le volevo chiedere le misure che posso adottare per poter lavorare in qualsiasi ufficio in modo sereno e rilassato, senza dovermi alzare per andare a respirare aria fresca in bagno ogni ora, inoltre le chiedo:
- consiglio su un apparecchio affidabile con costo abbordabile in grado di monitorare l’IAQ. Ero intenzionato ad acquistare l’AR112N dell’Xxxxxx che misura temperatura umidità e i VOC;
- le chiedevo se conosce e ritiene validi i purificatori d’aria di ultima generazione della Xxxx aventi il sistema brevettato plasmacluster, aventi il controllo automatico di bilanciamento ioni;
- l’aria che circola negli impianti di condizionamento e ventilazione d’aria, anche se proviene in maggioranza dall’esterno, non si carica di ioni positivi, sfregando contro le pareti dei condotti, e perde ossigeno e quindi le sue proprietà salutari???
R: Un impianto di condizionamento d’aria ben progettato, di per sé, in genere non può arrecare fastidio più di tanto: il problema più grave è che, molto spesso, non viene effettuata una regolare manutenzione. La grande maggioranza dei disturbi correlati alla cosiddetta “Sick Building Sindrome” o sindrome dell’edificio malato, sono legati alla diffusione delle polveri e dei microrganismi che si accumulano nelle condotte e sui filtri dell’impianto. Nel nuovo ufficio dove andrà a lavorare, sicuramente esisterà un responsabile della sicurezza, nominato secondo quanto prevede il D.Lgsl. 626: a questo responsabile, se sarà il caso, andrà richiesto di controllare lo stato di pulizia dell’impianto. Per quanto riguarda la ionizzazione dell’aria, è vero che nella maggior parte dei casi l’aria si ionizza positivamente scorrendo nelle condotte e sulle superfici (ciò non provoca comunque alcuna variazione nel contenuto di ossigeno). Su questo fenomeno ha una grande influenza il valore di umidità relativa: se l’umidità rimane superiore al 40% il fenomeno è trascurabile. Può diventare fastidioso, tanto più quanto l’ambiente diviene meno umido (un problema tipicamente invernale, quando si ventila con aria riscaldata). In questo caso, però, i malesseri sono provocati soprattutto dall’umidità troppo bassa, e l’eccesso di ionizzazione positiva non fa che aggravarli. In questi casi, un buon umidificatore rappresenta il migliore rimedio.
Il monitor di qualità dell’aria AR112N della Xxxxxx è un buon apparecchio (ne ho uno in ufficio da anni e funziona molto bene). Altrettanto buoni sono i depuratori Xxxxx dotati di sistema Plasmacluster (tenga però presente che il loro impiego in un ambiente molto ampio come un ufficio open-space potrebbe essere del tutto inefficace: i depuratori devono lavorare in un ambiente di dimensioni proporzionate alla loro portata, in modo che possano trattare un certo numero di ricambi/ora. Per avere qualche effetto in un grande ambiente si dovrebbero installare molti depuratori, e comunque il loro rendimento sarebbe scarso per insufficiente efficienza di ventilazione (la capacità di trattare l’aria in un determinato volume dipende molto dal tipo di circolazione d’aria che l’apparecchio è in grado di sviluppare: se le pareti sono lontane, la circolazione d’aria è molto meno efficiente).
Non sia troppo prevenuto nell’affrontare il nuovo ambiente, non è detto che sia per forza poco accogliente dal punto di vista della qualità dell’aria… deve fare più che altro attenzione al valore di umidità relativa e al ricambio con aria esterna, che sono i fattori che più possono compromettere il comfort ambientale. Circondarsi di piante è senz’altro un ottimo rimedio, specialmente scegliendo delle specie che posseggono la capacità di abbattere gli inquinanti e di migliorare l’umidità e la ionizzazione ambientale, vedi http://www.dottorperuginibilli.it/index.php?option=com_content&task=view&id=92&Itemid=134&limit=1&limitstart=1. La mie preferite sono la Sansevieria e il Chrysalidocarpus…
Rubrica della Posta
I contatti ad Ariacube sono in grande aumento, come del resto le email che richiedono diversi approfondimenti, sui vari argomenti riportati nel sito, oppure su altri temi interessanti.
Tutto ciò non può che farmi piacere: ringrazio tutti voi per questo interesse, che mi è molto utile come stimolo per trovare il tempo da dedicare alla cura del sito.
Mi sono reso conto che molte email tornano sugli stessi argomenti, quindi penso sia utile riportarle sul Blog, dato che, evidentemente, si tratta di curiosità diffuse tra molti di voi.
D'ora in poi, alcune email di interesse generale saranno riportate qui, naturalmente senza indicare alcun dato "sensibile" ai fini della tutela della privacy.
Già che ci siamo, vi inviterei ad usare il Blog per le vostre richieste, così risparmierei un bel po' di tempo prezioso...
Tutto ciò non può che farmi piacere: ringrazio tutti voi per questo interesse, che mi è molto utile come stimolo per trovare il tempo da dedicare alla cura del sito.
Mi sono reso conto che molte email tornano sugli stessi argomenti, quindi penso sia utile riportarle sul Blog, dato che, evidentemente, si tratta di curiosità diffuse tra molti di voi.
D'ora in poi, alcune email di interesse generale saranno riportate qui, naturalmente senza indicare alcun dato "sensibile" ai fini della tutela della privacy.
Già che ci siamo, vi inviterei ad usare il Blog per le vostre richieste, così risparmierei un bel po' di tempo prezioso...
domenica 4 febbraio 2007
Le norme in arrivo
Per quanto riguarda la nuova 10339, il passo avanti è notevole: avremo il recepimento di molte norme comunitarie e l'inserimento di interi nuovi capitoli. Questo comporterà un certo slittamento rispetto ai tempi previsti per la pubblicazione in inchiesta pubblica, ma si può dire che ormai siamo quasi in dirittura d'arrivo. Dato che la norma, una volta pubblicata, diventerà cogente (cioè dovrà essere obbligatoriamente rispettata, perché la sua osservanza è prevista da praticamente tutti i nuovi Regolamenti Locali di Igiene Edilizia), si può comprendere quanto i suoi contenuti conteranno nell'ambito impiantistico. Per questo motivo, è auspicabile una partecipazione molto ampia all'inchiesta pubblica: quando la bozza di norma sarà disponibile (e Ariacube ne darà tempestivo annuncio) tutti gli addetti ai lavori faranno bene a leggerla attentamente e a comunicare in modo tempestivo i loro commenti costruttivi. Da parte nostra, siamo molto contenti dell'attenzione alla Qualità dell'Aria portata da questa norma: per una volta, il nostro Paese si troverà all'avanguardia nella prevenzione e nel trattamento degli inquinanti interni e nell'applicazione delle più avanzate tecniche impiantistiche al servizio del benessere e della salute.
La nuova norma tecnica sui locali fumatori ha avuto un iter molto sofferto, essendo stata terreno di scontro durissimo sulla "filosofia" tecnica da adottare, soprattutto in riferimento ad una realtà legislativa che non concede, per ora, molto spazio a soluzioni impiantistiche avanzate ed economicamente più accessibili. Molti sforzi sono stati fatti per illustrare e spiegare tutti gli accorgimenti tecnici utilizzabili per minimizzare i rischi per la salute a carico dei non-fumatori, dei fumatori e dei lavoratori potenzialmente esposti al fumo di tabacco. Infatti, nessuno lo dice esplicitamente, ma il grande nodo della questione è rappresentato dal rispetto del D.lgs. 626, che deve passare per la massima riduzione del rischio dei lavoratori dipendenti. La nuova norma introduce l'indice di rischio ETSHI, relativo all'esposizione al fumo di tabacco, e permette di calcolare il rischio in base al livello di esposizione garantito dalla tipologia d'impianto prescelta: in questo modo, al di là di quanto previsto dalla legge sul fumo, sarà possibile adottare tutte le misure possibili per ridurre il rischio per la salute ai minimi termini raggiungibili allo stato attuale della tecnologia, come avviene, ad esempio, in tutte le strutture produttive in cui è prevista l'esposizione a sostanze potenzialmente cancerogene. Salvo imprevisti, è attende la terminazione dei lavori di stesura entro febbraio del 2007.
La nuova norma tecnica sui locali fumatori ha avuto un iter molto sofferto, essendo stata terreno di scontro durissimo sulla "filosofia" tecnica da adottare, soprattutto in riferimento ad una realtà legislativa che non concede, per ora, molto spazio a soluzioni impiantistiche avanzate ed economicamente più accessibili. Molti sforzi sono stati fatti per illustrare e spiegare tutti gli accorgimenti tecnici utilizzabili per minimizzare i rischi per la salute a carico dei non-fumatori, dei fumatori e dei lavoratori potenzialmente esposti al fumo di tabacco. Infatti, nessuno lo dice esplicitamente, ma il grande nodo della questione è rappresentato dal rispetto del D.lgs. 626, che deve passare per la massima riduzione del rischio dei lavoratori dipendenti. La nuova norma introduce l'indice di rischio ETSHI, relativo all'esposizione al fumo di tabacco, e permette di calcolare il rischio in base al livello di esposizione garantito dalla tipologia d'impianto prescelta: in questo modo, al di là di quanto previsto dalla legge sul fumo, sarà possibile adottare tutte le misure possibili per ridurre il rischio per la salute ai minimi termini raggiungibili allo stato attuale della tecnologia, come avviene, ad esempio, in tutte le strutture produttive in cui è prevista l'esposizione a sostanze potenzialmente cancerogene. Salvo imprevisti, è attende la terminazione dei lavori di stesura entro febbraio del 2007.
Aria Nuova nel 2007?
L'anno nuovo promette alcune novità di rilievo nel settore normativo. Si attende infatti la pubblicazione di due norme particolarmente interessanti: la prima è la riedizione della UNI10339 "Impianti aeraulici ai fini di benessere...", molto attesa e ricca di contenuti innovativi; la seconda è la tanto discussa norma sui locali fumatori, i cui lavori, dopo lungo protrarsi, hanno avuto una decisa accelerazione negli ultimi mesi.
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